E’ finita “l’era dell’abbondanza” per il presidente francese Emmanuel Macron, che anticipa nei fatti i sacrifici necessari per superare la crisi energetica. Governi europei nel panico, perché se quest’inverno la Russia ci azzerasse le forniture di gas, s’imporrebbe un razionamento massiccio dei consumi. E di tetto al prezzo del gas hanno discusso questo lunedì i due principali leader politici al Meeting di Comunione e Liberazione a Rimini: Giorgia Meloni ed Enrico Letta. Il segretario del Partito Democratico si è detto favorevole all’imposizione di un tetto al prezzo del gas su base nazionale, qualora a Bruxelles i governi comunitari non trovassero un’intesa.
Tetto al prezzo del gas nazionale o europeo?
La posizione di Fratelli d’Italia è diversa. Meloni si è mostrata prudente, notando come le aziende energetiche siano private e quotate in borsa. Ed esse vendono il gas “a 600 euro (per MWh), non a 100”, spiega. La differenza la dovrebbe mettere lo stato, ma anche a favore di quelle aziende straniere che decidessero di acquistare gas sul nostro mercato. In altre parole, un tetto al prezzo del gas nazionale rischierebbe di gravare sui contribuenti italiani per andare a finanziare i produttori nel resto d’Europa.
Dunque, la soluzione non potrebbe che essere europea. Ma la Germania resta fortemente contraria, così come l’Olanda. La ragione più elementare di questa avversione consiste nel timore che i fornitori possano interrompere le loro forniture di gas all’Europa, non concordando sul “price cap”. In altre parole, tutta l’Unione Europea potrebbe anche intimare a Russia, Algeria, Qatar, ecc., che d’ora in avanti acquisterà il gas a non oltre 100 euro per Mega-wattora. Tuttavia, se questi paesi decidessero di non siglare contratti a tali prezzi sotto i livelli di mercato, resteremmo senza energia.
Sul mercato olandese, l’unico autorizzato alla compravendita di TTF (Title Transfer Facility) relativi al gas, ieri un Mega-wattora si pagava 317 euro, circa il +600% su base annua. E i prezzi si rivelano ancora più alti in quasi tutta Europa: 645,54 euro in Francia, 637,76 in Italia, 624,34 euro in Germania. Fa eccezione la penisola iberica. Ad esempio, in Spagna l’energia per Mega-wattora costa ancora meno di 187 euro.
L’eccezione iberica
Come mai? Spagna e Portogallo hanno imposto un tetto al prezzo del gas acquistato alle aziende produttrici di energia. Madrid lo ha imposto a 40 euro per Mega-wattora. La differenza con il prezzo di mercato la versa lo stato, che spenderà così 8,4 miliardi. Ciò è stato possibile a seguito dell’autorizzazione concessa dalla Commissione europea. Disparità di trattamento a favore dei due paesi? Non proprio. Il punto è che Spagna e Portogallo sono classificate come “isole energetiche”, perché per la loro posizione geografica non posseggono reti del gas integrate con il resto d’Europa.
C’è da dire che il meccanismo spagnolo, se applicato in Italia, costerebbe 30-40 miliardi all’anno. Un costo esorbitante, ma fate conto che il nostro Paese ha già destinato quasi 50 miliardi in aiuti a famiglie e imprese contro il caro bollette. Siamo ai vertici della classifica europea per sussidi in rapporto al PIL (2,8% contro l’1,8% della Francia e l’1,7% della Germania). Infine, l’amara constatazione che questi aiuti stiano tenendo elevata la domanda, nei fatti sostenendo i prezzi del gas sui mercati. Solo un taglio dei consumi si renderà efficace per calmierare le quotazioni. E ciò avverrà o tramite la recessione economica o il razionamento della domanda, con quest’ultimo a sua volta a rischiare di provocare la recessione. Tempi durissimi ci attendono.