Accantonamenti TFR mostrano rendimenti più bassi del mercato
Dunque, ad occhio e croce, mentre l’inflazione ha rallentato la sua corsa di circa 3 quarti di punto all’anno, per effetto dei criteri di rivalutazione, il TFR accantonato è cresciuto anch’esso meno che in passato, tenendo il passo del decennio precedente, in termini reali. Risultato: nessun beneficio ne è derivato al lavoratore dall’abbassamento dell’inflazione. Il meccanismo creato con la rivalutazione, infatti, non ha consentito di sfruttare al meglio le potenzialità di questa fase.
Va detto, per contro, che gli stessi tassi di mercato sono stati inferiori che in passato, per cui anche se i
rendimenti offerti dai fondi pensione si sono dimostrati più elevati di quelli del TFR, almeno nel lungo periodo che va dal 2000 al 2014, battendo questi ultimi di oltre il 10% in tutto. Non è questo lo scenario che ha dinnanzi a sé l’Italia per fortuna, ma se l’inflazione salisse al di sopra del 6%, il TFR si rivaluterebbe a un tasso inferiore, ovvero si svaluterebbe in termini reali. Quello sarebbe il limite, oltre il quale la rivalutazione non terrebbe il passo con la crescita dei prezzi. Almeno questo, però, dovremmo realmente risparmiarcelo.