La rivalutazione del TFR non beneficia della bassa inflazione

Il Tfr non ha beneficiato in questi anni della bassa inflazione, rivalutandosi in termini reali allo stesso ritmo che in passato.
9 anni fa
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Maxi-rivalutazione del TFR

   

Accantonamenti TFR mostrano rendimenti più bassi del mercato

Dunque, ad occhio e croce, mentre l’inflazione ha rallentato la sua corsa di circa 3 quarti di punto all’anno, per effetto dei criteri di rivalutazione, il TFR accantonato è cresciuto anch’esso meno che in passato, tenendo il passo del decennio precedente, in termini reali. Risultato: nessun beneficio ne è derivato al lavoratore dall’abbassamento dell’inflazione. Il meccanismo creato con la rivalutazione, infatti, non ha consentito di sfruttare al meglio le potenzialità di questa fase.

Va detto, per contro, che gli stessi tassi di mercato sono stati inferiori che in passato, per cui anche se i rendimenti offerti dai fondi pensione si sono dimostrati più elevati di quelli del TFR, almeno nel lungo periodo che va dal 2000 al 2014, battendo questi ultimi di oltre il 10% in tutto. Non è questo lo scenario che ha dinnanzi a sé l’Italia per fortuna, ma se l’inflazione salisse al di sopra del 6%, il TFR si rivaluterebbe a un tasso inferiore, ovvero si svaluterebbe in termini reali. Quello sarebbe il limite, oltre il quale la rivalutazione non terrebbe il passo con la crescita dei prezzi. Almeno questo, però, dovremmo realmente risparmiarcelo.    

Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
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