Sono finiti i soldi e l’Inps non potrà più anticipare il Tfs agli statali che vanno in pensione. E’ durata poco più di un anno la pratica che consentiva all’Istituto di previdenza sociale di anticipare la buonuscita ai dipendenti pubblici. Una valida alternativa ai prestiti bancari in convenzione con lo Stato che consentiva ai lavoratori di ottenere il trattamento di fine servizio in anticipo rispetto ai tempi biblici della legge al tasso agevolato del 1%.
Con una nota l’Inps (messaggio 1628 del 25 aprile 2024) chiarisce che dal 25 aprile non è più possibile presentare domande di anticipo del Tfs.
Esauriti i fondi, stop al Tfs anticipato per gli statali
Più precisamente l’Inps spiega che i soldi stanno finendo. Del resto, da quando è stata data la possibilità di accedere a questo canale, i lavoratori pubblici non hanno perso l’occasione saltando le banche che offrivano lo stesso servizi, ma a costi quattro volte più alti.
“Con riferimento alla prestazione di anticipazione ordinaria del TFS/TFR in favore degli iscritti alla Gestione unitaria delle prestazioni creditizie e sociali istituita con la deliberazione del Consiglio di Amministrazione dell’INPS n. 219 del 9 novembre 2022, si comunica che le risorse finanziarie a essa destinate nel Bilancio di previsione dell’INPS per l’anno 2024 sono, sulla base delle stime effettuate, in via di esaurimento”.
La convenzione stipulata fra governo e banche in base all’accordo quadro stipulato nel 2020 prevede, infatti, l’erogazione dell’anticipo della buonuscita a fronte del pagamento di tassi d’interesse che può arrivare anche al 7%. Dipende da molti fattori, fra cui l’importo erogato, il piano di ammortamento, le spese di istruttoria, ecc.
I tempi di attesa del pagamento del Tfs maturato
Come noto i tempi di attesa del Tfs per i dipendenti pubblici sono lunghi. La buonuscita degli statali non è pagata al momento della cessazione del rapporto di lavoro come per i lavoratori privati. Ma a distanza di molto tempo. Bisogna aspettare dai 12 ai 24 mesi, sempre che l’importo della liquidazione non superi i 50.000 euro. In quel caso i tempi di erogazione si allungano ulteriormente. Una ulteriore ingiustizia.
La Corte Costituzionale ha, infatti, sentenziato l’illegittimità del pagamento dilazionato della buonuscita e spronato il Parlamento a fare una legge che ristabilisca equità e giustizia per i diritti dei lavoratori. Ma le speranze sono poche perché la Ragioneria dello Stato ha già fatto sapere che ci sarebbero effetti negativi sui saldi di finanza pubblica in un momento in cui il debito viaggia verso nuovi record.
Così, sempre secondo quanto dichiarato dall’Inps, c’è il rischio concreto che anche coloro che hanno presentato domanda di anticipo del Tfs prima del 25 aprile 2024, a valere sul Fondo Welfare alimentato appunto dai dipendenti pubblici, rischiano di non ricevere nulla. Dovranno ancora rivolgersi alle banche per ottenere quanto spettante.
Quindi, un ulteriore smacco per i lavoratori pubblici, costretti a vedersi negato un sacrosanto diritto sancito dalla Costituzione. Con il governo che, lungi dall’agevolare gli interessi di chi serve lo Stato, promuove quelli delle banche private. Non solo attraverso leggi anticostituzionali (quella del dilazionamento del Tfs risale al 2014 sotto il governo Letta), ma anche con provvedimenti che creano discriminazione fra chi arriva prima e chi arriva dopo. Il fondo Welfare, ad esempio, potrebbe benissimo essere alimentato da altre fonti Inps, anziché destinare soldi a bonus sociali spesso inutili. Dare e poi togliere è peggio che non dare mai.
Riassumendo…
- Dal 25 aprile non è più possibile presentare domanda all’Inps per il Tfs anticipato.
- I pensionati pubblici dovranno tornare ad attendere dai 12 ai 24 mesi di tempo.
- Sempre possibile chiedere l’anticipo alle banche ma a costi molto alti.