Thomas Cook è fallita: caos per 500mila viaggiatori e 22mila posti di lavoro, ecco che cosa sta succedendo

Secondo quanto riporta Bloomberg, il governo britannico non ha voluto partecipare al salvataggio pubblico ma ha deciso di coprire i costi per il rimpatrio dei 150mila turisti.
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5 anni fa
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Viaggi estero covid

Thomas Cook, la famosa agenzia di viaggi inglese, è fallita. Neppure le ultime trattative sono riuscite a salvarla e ora a rischio ci sono 22mila posti di lavoro e 500mila prenotazioni di viaggi effettuati con la compagnia. In una nota è stato precisato che “sono cancellati tutti i futuri voli e le future vacanze”.

Che cosa sta succedendo

Il consiglio di amministrazione ha annunciato il fallimento della società e il problema non solo i posti di lavoro in tutto il mondo ma anche le operazioni di rimpatrio per 500 mila persone che erano in viaggio con il tour operator e le prenotazioni cancellate.

Secondo quanto scrive il Financial Times, si tratta della «più grande operazione di rimpatrio d’emergenza di sempre in tempi di pace». Dei 500mila rimpatri infatti, 150 mila riguardano cittadini britannici per cui saranno organizzati voli charter per riportarli a casa già da oggi con i primi 14mila rientri. 

Thomas Cook era stata fondata nel 1841 a Leicester. Nel corso degli anni era diventata una delle agenzie più importanti del mondo. Nel 2001 era stata acquisita da C&N Touristic AG. Dopo vari tentativi di salvataggio, per la società è arrivato il fallimento, un fallimento che ha diverse motivazioni alle spalle. Prima su tutte la concorrenza delle agenzie di viaggio online, ma anche delle compagnie aeree low cost, senza contare le conseguenze della Brexit e altri fattori internazionali che hanno determinato un calo delle prenotazioni. Il gruppo cinese Fosun aveva proposto un piano da 1,1 miliardi di sterline ma la situazione sembrava già compromessa e molti clienti avevano cancellato le prenotazioni. 

Nessun salvataggio da parte del governo britannico

Secondo quanto riporta Bloomberg, il governo britannico non ha voluto partecipare al salvataggio pubblico ma ha deciso di coprire i costi per il rimpatrio dei 150mila turisti. Un altro problema riguarda anche i 22mila posti di lavoro, a tal proposito il premier Johnson ha chiarito che il salvataggio da parte dello Stato sarebbe stato un rischio, anche per evitare che altre aziende si aspettino lo stesso trattamento in futuro.

 Nel frattempo la compagnia aerea tedesca Condor ha annunciato che manterrà i voli attivi ed è pronta a chiedere un prestito di emergenza al governo tedesco.

Come anticipato, tra i motivi del fallimento, c’è sicuramente l’incapacità della compagnia ad adattarsi ai tempi odierni, in cui sempre più persone prenotano vacanze fai da te e si rivolgono a piattaforme online. Anche i prezzi delle compagnie come easyJet e Ryanair ha determinato un calo delle quote di mercato per l’azienda, senza contare la guerra sulle rotte transatlantiche, in cui la compagnia ha dovuto abbassare i prezzi con tutte le conseguenze negative per i profitti. 

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