E’ stata una settimana pesante per il mercato anatolico, sconvolto dall’arresto del sindaco di Istanbul, Ekrem Imamoglu, principale oppositore politico del presidente Recep Tayyip Erdogan. I titoli di stato emessi dalla Turchia sono stati letteralmente travolti dalle vendite, così come le azioni in borsa sono precipitate. La banca centrale ha confermato i tassi di interesse al 42,50%, ma allo stesso tempo si è trovata costretta ad alzare al 46% i tassi overnight a cui presta denaro alle banche commerciali nelle situazioni di emergenza. Una mossa che ha parzialmente placato il crollo della lira turca, il cui cambio contro il dollaro era arrivato a 42 da 36,70 prima della notizia dell’arresto. In ogni caso, il deprezzamento è stato nell’ordine del 4% a un cambio di 38 fino a ieri.
Mercato intravede nuova stretta sui tassi
Non sappiamo che se la banca centrale abbia deciso di intervenire anche direttamente sul mercato forex, attingendo alle sue riserve valutarie. In ogni caso, i titoli di stato in Turchia segnalano apertamente quali siano le aspettative degli investitori. La scadenza a 2 anni è esplosa di rendimento dal 35% a più del 46%, mentre la scadenza a 10 anni è passata dal 26,30% al 31,31%. Ne deriva che la curva dei tassi si sia ancora di più inclinata negativamente. In altri termini, lo spread 10/2 anni è adesso a -15% da -9% di martedì scorso.
Il mercato obbligazionario sconta la stretta monetaria. La banca centrale sarà costretta ad alzare i tassi di riferimento e nel migliore dei casi non potrà di certo tagliare al board del 17 aprile. I titoli di stato della Turchia denominati in valute straniere hanno retto il colpo, tutto sommato.
La scadenza in dollari del 15 gennaio 2030 con cedola 11,875% (ISIN: US900123AL40) è scesa solamente da 124,54 a meno di 122,15. In termini di rendimento, è salita dal 5,73% a sopra il 6,20%, segnando un aumento di circa mezzo punto percentuale. Un trend non drammatico.
Titoli di stato in Turchia e rischio di cambio
E’ probabile che gli investitori domestici stiano facendo incetta di bond in valute forti per ripararsi dal rischio di cambio. Il timore che la lira turca possa crollare nelle prossime settimane starà spingendo famiglie e istituzionali domestici a puntare sui titoli di stato emessi dalla Turchia in dollari, euro, ecc. Gli investitori stranieri che erano tornati di recente alla Borsa di Istanbul hanno già patito le perdite. Da martedì registrano un crollo azionario del 14%, che sale al 18% in dollari.
Uno scenario Meloniano del tutto giusto e comprensibile, dove la VDL ne esce totalmente a pezzi e degradata, e dove le divisioni europee se ben approcciate economicamente – e non ideologicamente come ha fatto per anni la sinistra – possono portare l’Italia su nuovi mercati,
e dunque su nuovi e piu meritori giudizi di rating. La politica conta, ma i soldi contano di più
e il nostro Premier lo ha capito benissimo
L’Italia, l’europa, l’america, e tutto il contesto geopolitico occidentale sono ad un bivio : continuare con l’ideologia woke del politicamente s/corretto di sinistra che ci ha portati
fin qui a combattere guerre militari ideologiche dove il piu forte sbrana il più debole, – anche
tra noi alleati -, oppure cambiare e appoggiare governi conservatori meno guerreggianti, meno ideologici, e piu rispettosi delle amicizie economiche e commerciali. In sostanza stop alla
esportazione di democrazia, e apertura e rispetto per le culture altrui