Torna la pensione a 63 anni nel 2025, ecco perché e chi può sfruttarla

Ma cosa significa che torna la pensione a 63 anni nel 2025? Ecco la guida alla proroga dell'Anticipo pensionistico che il governo ha inserito nella manovra.
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Torna la pensione a 63 anni nel 2025
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Anche se mancano i crismi della totale ufficialità perché la Legge di Bilancio non è ancora definitivamente approvata, il pacchetto pensioni della manovra è praticamente fatto. Dentro questo contenitore di novità (anche se non si possono chiamare esattamente così) c’è anche la proroga dell’Anticipo pensionistico sociale. Una misura che di fatto ci consente di dire una cosa: torna la pensione a 63 anni nel 2025. E molti nostri lettori ci chiedono chiarimenti al riguardo proprio su questa misura.

“Buonasera, vi chiedo un favore.

Potete darmi conferma che continueranno ad essere 30 gli anni di contributi utili all’Ape sociale? Visto che ho già adesso 63 anni di età, se riesco a completare i 30 anni di contributi nel 2025 potrò andare in pensione?”

“Mi chiamo Stefano e sono un lavoratore in edilizia. Sono in Naspi adesso. Chiudo la disoccupazione a marzo del 2024. Potrò andare in pensione con l’Ape sociale visto che oggi ho 64 anni di età? E se potrò andarci, con 32 anni di contributi versati lo devo fare come disoccupato, giusto?”

Torna la pensione a 63 anni nel 2025, ma tornano anche tutte le limitazioni che la rendono una specie di ammortizzatore sociale

L’Ape sociale è una misura che negli anni è stata sempre confermata. In effetti, si tratta di uno dei canali di pensionamento alternativi alle pensioni ordinarie più sfruttati negli ultimi anni. E anche il governo attuale ha confermato la misura. Pertanto, torna la pensione a 63 anni nel 2025, anche se dovremmo dire che torna la pensione a 63 anni e 5 mesi nel 2025, perché come nel 2024, anche nel 2025 la misura prevede 5 mesi in più di età per poter essere sfruttata.

La conferma della misura è a tutto tondo, a partire dai requisiti necessari e per finire alle tante limitazioni che la misura impone. Partiamo proprio dalle limitazioni, che sono molte e che spesso hanno portato i lavoratori ad avere dubbi sulla bontà della misura.

L’Ape sociale non può essere considerata una vera e propria misura previdenziale, dal momento che forse ha una caratteristica che la avvicina molto di più a una prestazione assistenziale. Infatti, si rivolge a soggetti fragili per diverse ragioni e li accompagna alla pensione di vecchiaia a 67 anni, fornendo una sorta di reddito ponte.

Ecco perché torna la pensione a 63 anni nel 2025 e da dove nasce la considerazione

Torna la pensione a 63 anni nel 2025, ma anche l’anno prossimo chi percepirà questo trattamento non godrà di maggiorazioni, integrazioni al trattamento minimo, trattamenti di famiglia, tredicesima mensilità, indicizzazione ed eventuale reversibilità. La pensione con l’Ape sociale non potrà essere superiore a 1.500 euro al mese. E dal momento che non si indicizza al tasso di inflazione, l’importo sarà lo stesso per tutti gli anni di godimento, ovvero fino ai 67 anni di età, quando la pensione con l’Ape sociale decade e gli ex beneficiari di questa prestazione devono passare a richiedere la pensione di vecchiaia.

Inoltre, chi va in pensione con l’Ape sociale, oltre ad accontentarsi di percepire al massimo 1.500 euro al mese, non potrà arrotondare tornando al lavoro, sia da dipendente che da autonomo. Vige infatti il divieto di cumulo dei redditi da pensione con l’Ape sociale con i redditi da lavoro, fatta eccezione per il lavoro autonomo occasionale fino a 5.000 euro di reddito per anno solare.

Ecco i beneficiari dell’Ape sociale 2025

Ma allora, per chi torna la pensione a 63 anni nel 2025? La domanda, che poi è quella che ci pongono i nostri due lettori nei quesiti sopra riportati, è lecita, anche perché l’Ape sociale è una misura a platea circoscritta. Possono accedervi alcune categorie di lavoratori che compiono almeno 63 anni e 5 mesi di età e che hanno almeno 30 anni di contributi versati.

Ma solo se sono alternativamente disoccupati, invalidi o caregiver. Non ci siamo dimenticati della quarta categoria a cui l’Ape è destinata, ovvero i lavori gravosi. Li abbiamo tenuti separati dalle altre tre categorie perché per loro ci vogliono, oltre ai soliti 63 anni e 5 mesi di età, anche 36 anni di contributi (30 anni sono insufficienti).

I requisiti per la pensione a 63 anni nel 2025

Per i caregiver e gli invalidi torna la pensione a 63 anni nel 2025. Ma a condizione che i primi siano conviventi con il parente disabile a cui prestano assistenza da almeno 6 mesi. Mentre per i secondi basta il 74% di invalidità civile regolarmente riconosciuta dalle autorità competenti.

Tornando ai caregiver, il parente assistito deve essere un parente di primo grado o il coniuge. Oppure un parente o un affine fino al secondo grado. Ma solo se questo parente o affine ha i suoi parenti di primo grado o il coniuge invalidi o over 70, oppure se li ha perduti.

I disoccupati invece devono aver terminato di percepire interamente la Naspi loro spettante. Quindi devono aver perso il lavoro in maniera involontaria.

I lavori gravosi, ovvero le attività che rientrano nell’elenco previsto (sono 15 lavori quelli considerati gravosi), devono essere stati svolti per 7 degli ultimi 10 anni di carriera. Oppure, in alternativa, una delle 15 attività di lavoro gravoso deve essere stata svolta per 6 degli ultimi 7 anni.

Giacomo Mazzarella

In Investireoggi dal 2022 è una firma fissa nella sezione Fisco del giornale, con guide, approfondimenti e risposte ai quesiti dei lettori.
Operatore di Patronato e CAF, esperto di pensioni, lavoro e fisco.
Appassionato di scrittura unisce il lavoro nel suo studio professionale con le collaborazioni con diverse testate e siti.

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