La notizia era nell’aria, ma si è rivelata migliore delle attese. L’inflazione in Germania nel mese di dicembre è scesa dal 10% all’8,6%. Le previsioni erano per un calo al 9,1%. L’ufficio statistico federale Destatis ha pubblicato il dato alle ore 14.00 di questo pomeriggio, anticipando di tre giorni la pubblicazione dell’Eurostat per l’inflazione nell’Area Euro. In mattinata, erano usciti i dati relativi ai Laender della Baviera e del Baden-Wuerttemberg. In entrambi i casi, la crescita dei prezzi al consumo su base annuale era risultata in deciso calo.
Ma lo spread con il Bund a 10 anni non scende, restando in area 212 punti base o 2,12%. Un sondaggio realizzato dal Financial Times e pubblicato stamane ha reso noto che l’Italia sia considerata la più a rischio di tutta Europa con il rialzo dei tassi d’interesse per via del suo elevato debito pubblico. Una percezione che non aiuta a ridurre i rendimenti sovrani rispetto al resto dell’Eurozona. C’è da dire, poi, che il solo dato sull’inflazione in Germania poco ci dice sulle intenzioni della Banca Centrale Europea (BCE) nei prossimi mesi.
Inflazione in Germania giù, ma resta pressione su BCE
Il tracollo odierno del cambio euro-dollaro va nella direzione di segnalare un allentamento della stretta monetaria di Francoforte. Almeno è così nelle aspettative dei mercati. Tuttavia, mancano i dati di fatto. Fino a qualche giorno fa, il governatore Christine Lagarde ha affermato l’esatto contrario, ovvero che ci saranno ulteriori rialzi dei tassi e che non si attende una recessione dura nell’area. Parole che cozzano con il cauto ottimismo ostentato dagli investitori a colpi di acquisti di bond e azioni.
Ma la discesa dell’inflazione in Germania ai minimi da agosto rasserena gli animi. Per quanto la stretta sui tassi proseguirà, perlomeno non sarà ancora più dura di quanto già scontato. Ad incidere sul trend vi sono stati fattori come il calo dei prezzi energetici (+24,4% da +38,7%) e l’effetto base, vale a dire il confronto con un mese di dicembre del 2021 già con prezzi in deciso rialzo. C’è un neo in questa sfilza di numeri: i prezzi degli affitti tedeschi sono cresciuti dell’1,9% come a novembre. E Berlino ha paura da tempo della bolla immobiliare, intravedendo proprio nei bassi tassi BCE il principale responsabile. La Bundesbank non affievolirà di certo le sue pressioni su Lagarde per ottenere misure più restrittive di politica monetaria.