L’emergenza coronavirus ci sta costringendo a cambiare molte abitudini a partire dall’impossibilità di frequentare luoghi come palestre, cinema, musei o ristoranti. Tornare alla normalità non sarà affatto semplice considerando che i tempi potrebbero essere molto lunghi.
Dai trasporti ai luoghi pubblici e la shut-in-economy
Un interessante articolo de Il Corriere, ha analizzato questo aspetto dell’epidemia riportando le parole del professore di sociologia della comunicazione all’Università Iulm di Milano, Mauro Ferraresi, secondo cui una volta superata l’epidemia ci sarà un tempo di riadattamento superiore cinque volte tanto.
Per quanto riguarda bar, ristoranti, cinema o luoghi di ritrovo, come eventi e concerti, non sarà affatto da escludere che diventerà una pratica quotidiana quella di creare ingressi contingentati, posti assegnati o il rispetto di determinate distanze all’interno dei locali mentre molte attività come negozi o palestre potrebbero iniziare a pensare alla vendita online di prodotti per andare avanti o lezioni da remoto. La crescita della shut-in-economy è da tenere in seria considerazione così come un isolamento sociale che andrà sciogliendosi gradualmente. Le aziende, i negozi e le attività potrebbero aprire in maniera graduale così come in maniera graduale le persone, magari divise per fasce di età, potranno tornare mano a mano ad uscire.
Rischio disintegrazione sociale
Cambiamenti anche per le scuole e le università, dove la pratica delle lezioni online potrebbe svilupparsi ancora di più oppure bisognerà che le università si riorganizzino con numeri chiusi dando la possibilità agli studenti di ascoltare lezioni da casa.
E non è nemmeno da escludere che le persone saranno monitorate tramite app o braccialetti come accade ad Hong Kong, dove le persone in quarantena sono seguite con braccialetti intelligenti. Interessante anche il pensiero di Branko Milanovic su Foreign Affairs secondo cui “il costo della pandemia potrebbe portare alla disintegrazione sociale. Coloro che resteranno senza speranza, senza lavoro e senza asset potrebbero facilmente prendersela con chi sta meglio. Già oggi, circa il 30 per cento degli americani ha ricchezza pari a zero o negativa”.
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