L’anno appena trascorso dovrebbe essersi chiuso con un tasso di crescita del PIL italiano superiore al 6%. Il rimbalzo è stato nettamente superiore alle previsioni iniziali, che erano del 4,5%. La cancellazione delle perdite accusate con il Covid avverrebbe entro quest’anno, ma il cosiddetto “modello Italia” tanto sbandierato in questi mesi dalla nostra classe politica sta già entrando in crisi. Il governo Draghi ha riscosso indubbiamente apprezzamenti e riconoscimenti nel panorama internazionale e finanziario, grazie alla sua capacità di ben gestire la pandemia.
Tuttavia, le basi su cui poggiano il presunto modello Italia scricchiolano. I contagi da Covid sono esplosi con qualche settimana di ritardo rispetto a paesi come Regno Unito, Germania e Francia. La media giornaliera a 7 giorni si è già portata in area 100.000. Per fortuna, il tasso di mortalità resta relativamente basso. Nuove restrizioni sono state introdotte con il “super green pass” praticamente necessario quasi per qualsiasi cosa, salvo che per lavorare. In settimana, il Consiglio dei ministri dovrebbe varare il giro di vite anche su questo punto: chi non è vaccinato, non può andare a lavoro.
Il modello Italia di Draghi già in crisi
Nel frattempo, il caro bollette agita gli animi in politica e, soprattutto, tra le famiglie. I rincari di luce e gas sono allucinanti, frutto di una congiuntura davvero sfortunata: petrolio e gas costano molto di più sui mercati internazionali, la domanda è alta e le energie alternative hanno fatto flop. La transizione energetica, poi, si sta rivelando costosissima in Europa ai ritmi pretesi dai governi. Qui, Mario Draghi di colpe non ne ha. Tuttavia, non ha ad oggi saputo reagire alla crisi, stanziando 3,8 miliardi di euro per calmierare le bollette, quando ne servirebbero almeno 10 per neutralizzare i rincari.
Lo spread giustamente sale, perché più il caro bollette corre e più impatterà negativamente sui conti pubblici. Inoltre, il modello Italia andrà in frantumi nel caso in cui Draghi non andasse al Quirinale. L’elezione del nuovo presidente della Repubblica è questione di settimane. Un accordo sul suo nome non esiste tra i partiti della pur vastissima maggioranza. Ma i mercati scommettono sul fatto che l’ex banchiere centrale riesca a ritagliarsi un ruolo di guida per tutti i prossimi anni. Senza il Quirinale, Draghi rimarrebbe a Palazzo Chigi solamente fino alla primavera del 2023 nella migliore delle ipotesi. Nella peggiore, cadrebbe già a fine mese o inizio febbraio.