Trasferimento di lavoro e cambio sede: il lavoratore può dire di no o è legittimo il licenziamento?

Due recenti sentenze hanno svelato un approccio nuovo sul licenziamento in caso di trasferimento aziendale: il lavoratore è costretto ad accettare la sede imposta dal datore di lavoro?
8 anni fa
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La Cassazione è intervenuta di recente con due sentenze diverse nella sostanza e negli effetti ma entrambe riferibili al tema del trasferimento di lavoro. Il riferimento è alle pronunce Cass. Civ., Sez. Lav., 15.3.2016, n. 5056 e Cass. Civ., Sez. Lav., 31.03.2015 n. 6225. Il presupposto da cui partono i due dispositivi è lo stesso ovvero che la determinazione del luogo in cui ha sede la prestazione lavorativa rientra nella potestà organizzativa del datore e incontra un limite solo nelle previsioni in materia di trasferimento del lavoratore.

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Lavoro a domicilio: il datore può imporre la presenza in azienda

La prima delle due sentenze in esame si riferisce al lavoro a domicilio prevedendo che il lavoratore non possa sottrarsi alla decisione del datore di tornare a prestare l’attività lavorativa presso i locali aziendali anziché presso il proprio domicilio. Questo perché, spiegano i giudici, non è possibile riscontrare un’autonoma unità produttiva presso il domicilio del dipendente, ma al massimo una cd. “dipendenza aziendale” ex art. 413 c.p.c.

Trasferimento di lavoro: il rifiuto equivale alle dimissioni

Di portata più generale la seconda sentenza che sull’argomento che affronta un tema molto dibattuto: se il lavoratore rifiuta il trasferimento siamo di fronte a dimissioni per fatti concludenti? Secondo i giudici della Cassazione si. Ciò non toglie che, prima del licenziamento, è necessario procedere secondo l’iter che tutela il lavoratore, ovvero: contestazione e comunicazione di licenziamento scritte.

 

Alessandra De Angelis

In InvestireOggi.it sin dal 2010, svolge il ruolo di Caporedattrice e titolista, e si occupa della programmazione e selezione degli argomenti per lo staff di redazione.
Classe 1982, dopo una laurea in giurisprudenza lavora all’estero per poi tornare in Italia. Cultrice dell'arte della scrittura nelle sue diverse declinazioni, per alcuni anni si è anche occupata di Content Seo per alcune aziende del milanese.

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