Trasferirsi all’estero in pensione: cosa sapere su burocrazia e sanità

Diversi sono i fattori messi sul piatto della bilancia da chi decide di trasferirsi fuori dall’Italia per godersi la meritata pensione
3 anni fa
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Trasferirsi all'estero in pensione: cosa sapere su burocrazia e sanità

Sono sempre più i cittadini italiani che decidono di lasciare il nostro Paese per godersi la pensione all’estero dopo i tanti anni di lavoro. Circa 400.000 secondo gli ultimi dati INPS.

Spagna, Portogallo, Bulgaria, Croazia, Malta, Isola di Cipro, tra le mete più gettonate se guardiamo in Europa. Città canadesi e americane (anche sud America) per i pensionati che decidono di volare oltre oceano.

Certo, la scelta di lasciare l’Italia, dopo tanti anni, per godersi la pensione lontano da propri affetti e dalla proprie radici non è delle più facili.

Godersi la pensione all’estero, i fattori della scelta

Da studi sul tema emerge che diversi sono i fattori messi sul piatto della bilancia dal pensionato per la scelta di andare via. Dal cambiamento del proprio tenore di vita, all’efficienza dei servizi offerti nel paese in cui si decide di trasferirsi; dalla burocrazia da affrontare, all’imposizione fiscale applicata dal paese di destinazione.

Il costo della vita è certamente uno dei più importanti fattori che incidono sulla decisione. In paesi come la Bulgaria la vita arriva a costare anche il 46% in meno rispetto che in Italia. Anche gli affitti qui non sono molto alti (con circa 500 euro al mese si può avere un appartamento sul mare).

Molti guardano anche all’efficienza dei trasporti e del sistema sanitario. Un sistema sanitario forte garantisce serenità al pensionato in quanto ne vale della propria salute e prospettive di vita. Da considerare anche il fattore “farmaci”. Se si sta seguendo una cura che comporta la somministrazione di medicinali è bene informarsi se quegli stessi medicinali si trovano anche nel paese di destinazione o quanto meno quali sono quelli che hanno gli stessi principi attivi.

Imposizione fiscale, burocrazia e distanza

L’impatto fiscale, la macchina burocratica e la lontananza rispetto all’Italia completano il quadro. Un pressione fiscale elevata non è di certo di incentivo a trasferirsi in quel Paese.

Alcuni di essi offrono ad esempio sgravi fiscali per i primi anni dal trasferimento mentre altri no.

Una macchina burocratica lunga (visto che se ci si trasferisce all’estero occorre sbrigare pratiche di cambio di residenza, ecc.) non è da incentivo.

Chi poi non intende troppo allontanarsi dai propri affetti sceglie mete molto vicine a noi, come ad esempio Spagna, Portogallo e Croazia (con poche ore di volo si sbarca di nuovo sul suolo italiano per riabbracciare figli, amici e parenti).

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Pasquale Pirone

Dottore Commercialista abilitato approda nel 2020 nella redazione di InvestireOggi.it, per la sezione Fisco. E’ giornalista iscritto all’ODG della Campania.
In qualità di redattore coltiva, grazie allo studio e al continuo aggiornamento, la sua passione per la materia fiscale e la scrittura facendone la sua principale attività lavorativa.
Dottore Commercialista abilitato e Consulente per privati e aziende in campo fiscale, ha curato per anni approfondimenti e articoli sulle tematiche fiscali per riviste specializzate del settore.

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