Ha fatto scalpore la notizia della settimana scorsa sullo spostamento a fine agosto di Noos, la trasmissione di divulgazione scientifica condotta da Alberto Angela su Rai Uno. Ha perso malamente la sua battaglia contro Temptation Island, che giunta alla dodicesima edizione conferma il successo degli ascolti, triplicando quelli della concorrenza. La reazione sui social e sui giornali è stata di indignazione quasi unanime. Il trash ha vinto ancora una volta, segno che in Italia non ci sia spazio per la cultura.
Accuse di trash ideologizzate
Già il solo fatto di definire trash una trasmissione, può essere spia di un modo ideologizzato di approcciarsi alla lettura dei fenomeni. Il termine inglese significa letteralmente “spazzatura”. Dunque, la tv trash è quella dai contenuti bassi, indegna di essere vista da persone di un certo spessore. Gli intellettuali, o presunti tali, si consolano dietro al fatto che in ogni società l’élite culturale sia numericamente minoritaria, per cui sarebbe ovvio che la massa segua programmi senza contenuti.
Intellettuali sempre più esclusivi
Questa supponenza impedisce perlopiù a certi ambienti di uscire fuori dal proprio guscio, la loro “comfort zone”. Se gli altri non ci seguono, è perché non sono in grado di capirci. In passato, le sfere intellettuali puntavano perlomeno a coinvolgere le masse nella comprensione dei loro messaggi. Da tempo, al contrario, si ostenta proprio l’esclusività quale metro di valutazione per giudicare di alto contenuto un certo prodotto. In meno ci seguono, più “cool” siamo. Che è un paradosso in tempi di “inclusion” e “diversity”.
Quello che gli intellettuali ignorano è che la tv, in particolare, non è percepita dalla stragrande maggioranza delle persone come un mezzo di formazione. Essa è più semplicemente una forma di intrattenimento. E non si vede la ragione per la quale un medico, un ingegnere, un avvocato, al termine della giornata di lavoro non possa rilassarsi sul divano seguendo contenuti “leggeri” o trash per dirla come i benpensanti.
Ipocrisia su contenuti tv
Le polemiche intellettualoidi di questi giorni sono un’offesa involontaria ad Alberto Angela, dipinto come se non facesse mai ascolti. E’ vero il contrario. I suoi programmi sono stati ad oggi sempre un gran successo. Non è andata bene solo questa trasmissione mandata in onda in piena estate, probabilmente collocata in un giorno settimanale sbagliato e fuori stagione. Luglio non è il mese più appropriato per parlare di scienza in prima serata. La gente ha bisogno di evasione, è in vacanza o con la testa già al mare o in montagna. Il trash si addice meglio a questo periodo, perché strappa una risata senza pretendere di farci spremere le meningi.
E poi cos’è trash e chi lo stabilisce? Per settimane si è arrivati allo scontro politico sul trasloco di un conduttore come Amadeus dalla Rai a Discovery. Per la sinistra, che in Italia si sente interprete esclusiva della cultura, è stata una grossa perdita per la tv di stato. Lo sarà molto probabilmente in termini di ascolto. Ma fermiamoci un attimo a ragionare: Amadeus ha presentato trasmissioni più inclini al trash o alla cultura? Affari Tuoi o I Soliti Ignoti o lo stesso Sanremo non sembrano proprio forme di intrattenimento di alto livello. Eppure, sono stati incensati come fossero servizio pubblico irrinunciabile da parte di chi oggi grida al trash.
Trash forma di libertà
Offendere chi non possiede i nostri gusti (veri o solo dichiarati) è la via più rapida per auto-celebrarsi anche privi di risultati. La verità è che la voglia di leggerezza non solo è del tutto normale, ma va difesa a spada tratta da chi pretenderebbe di trasformare la tv in un mezzo di propaganda incessante di ideali, modi di vivere e di fare.