BEI, World Bank e KFW offrono cedole molto generose in reais brasiliani. Attenzione al cambio che potrebbe peggiorare. Il Brasile è entrato in recessione
Il Brasile è entrato in recessione. Secondo i dati preliminari diffusi dalla Banca Centrale di Brasilia, nel terzo e quarto trimestre del 2013 si sarebbe registrata una doppia contrazione dello 0,2% del Pil. Dati che non sorprendono più di tanto gli investitori che avevano già dato per scontato una forte contrazione della crescita economica del paese sudamericano, ma che potrebbero mettere in difficoltà il presidente Dilma Rousseff che a luglio di quest’anno dovrà affrontare le elezioni per il suo secondo mandato presidenziale, subito dopo i campionati di calcio che si svolgeranno a giugno.
Secondo gli esperti un’eventuale recessione a fine 2013, potrebbe avere contraccolpi negativi anche sui risultati economici dell’inizio del 2014. La valuta locale, il real, ha perso il 25% negli ultimi dodici mesi costringendo la Banca Centrale ad alzare i tassi d’interesse al 9%. Una mossa che dovrebbe frenare la caduta del real brasiliano, anche se – secondo gli esperti – la debolezza interna è da imputare al rallentamento della politica di stimoli monetari della Fed.
Obbligazioni BEI, KFW e World Bank con rendimenti superiori al 10%
Il quadro economico, potrebbe anche peggiorare, ma dal punto di vista finanziario il peggio sembrerebbe già stato scontato. All’orizzonte rimane l’incertezza elettorale che potrebbe condizionare l’andamento del real, indebolendolo ancora nei confronti di dollaro ed euro. Secondo gli esperti, il cambio potrebbe arrivare nei pressi dei minimi storici a 3,50-3,55 contro la moneta unica. In questo contesto, le obbligazioni in reais brasiliani offrono rendimenti superiori al 10%. A parte le emissioni domestiche e titoli di stato, l’eurobond recentemente lanciato sul mercato dalla Banca Europea degli Investimenti (BEI) da 125 milioni di reais, paga uno yield del 10,40% per quattro anni di durata. L’obbligazione della BEI è stata emessa il 21 gennaio scorso a 99,90, paga una cedola fissa annuale del 10,50% e va a rimborso il 21 dicembre 2017 (Isin XS1014703851).
Il coupon è molto generoso per un emittente di indiscussa affidabilità (AAA), ma il rischio cambio è abbastanza elevato. A fronte di un prezzo di negoziazione intorno a 100,35, il rendimento è di poco inferiore al 10,40%. Un rendimento che è stato ben recepito dalla World Bank (AAA), la quale lo scorso mese di gennaio ha lanciato sul mercato una piccola emissione da 50 milioni di reais con cedola fissa al 10% fino al 2018 (Isin XS1023246843). Il bond, negoziabile per 5.000 reais (1.500 euro circa), offre un rendimento superiore al 10,50% a fronte di un prezzo intorno a 99,20. L’obbligazione è tuttavia poco liquida e trattabile solo OTC. Stesso discorso per la banca tedesca KFW (AAA) che contestualmente a BEI e World Bank ha lanciato sull’euromercato titoli in reais per 100 milioni, negoziabili per tagli da 5.000 euro, ma un po’ più liquidi. Il bond (Isin XS1020328024) ha una durata di poco superiore ai tre anni, viene scambiato intorno a 98,70 (prezzo di emissione a gennaio 100,67) e, a fronte di una cedola annuale fissa del 9,75%, offre un rendimento a scadenza del 10,45%.
Brasile, un paese ancora molto arretrato
Fino a tre-quattro anni fa sembrava che il Brasile fosse “il paese del futuro”, il leader fra i paesi emergenti. Guidato dal suo carismatico presidente, Lula da Silva, il Brasile ha conosciuto un periodo florido di crescita economica più che altro per contrapposizione alla crisi che imperversava nelle economie occidentali. la moglie Dilma Rousseff non ha lo stesso carisma e, complice la crisi globale, adesso tutto sembra tornare indietro di 30 anni almeno. E’ il ciclo dei paesi emergenti che non emergono mai, osservano gli storici. La causa principale del declino brasiliano è dovuta alla crisi economica globale, ma soprattutto alla mancanza di riforme, alla corruzione e all’evasione fiscale. Problemi che dovevano essere risolti quando l’economia brasiliana cresceva al ritmo del 7% all’anno e non sono mai stati affrontati.
Così i nodi sono tornati al pettine. Nel 2011 il Pil brasiliano era cresciuto “solo” del 2,7 per cento, il secondo peggior risultato dal 2003, mentre nel 2012 è andata ancora peggio, con una crescita dello 0,9 per cento. E anche il 2013 non sarà roseo: nel terzo trimestre il Pil ha registrato un calo dello 0,5% rispetto al secondo trimestre e un +2,2% rispetto al 2012, inferiore alle previsioni del ministro delle Finanze, Guido Mantega. [fumettoforumright]Secondo molti analisti, il modello di sviluppo del Brasile nell’ultimo decennio si è basato sull’espansione dei consumi e quindi del credito: molti brasiliani appartenenti alle fasce più deboli della popolazione hanno potuto comprare macchine, televisioni e altri prodotti che prima non si potevano permettere, migliorando la loro qualità di vita ma raggiungendo livelli di debito non più sostenibili, nonostante siano stati tagliati dal governo i tassi d’interesse. Ma ora che la Banca Centrale brasiliana quei tassi è stata costretta ad alzarli al 9% per contenere l’inflazione, l’economia del paese si sta avvitando nuovamente su se stessa. Inascoltati sono stati i consigli del Fondo Monetario che aveva chiesto lo scorso anno alla Rousseff “sforzi omnicomprensivi per incrementare la produttività e la competitività, aumentare gli investimenti e il risparmio interno, migliorare il meccanismo di indicizzazione dei salari minimi e continuare a riformare il sistema pensionistico”.