Tre soluzioni per evitare guai peggiori con le cartelle esattoriali

Lo sai che ci si può difendere da cartelle esattoriali e provvedimenti di esecuzione forzata da parte dell'Agenzia delle Entrate Riscossione, ecco come fare.
7 mesi fa
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cartelle esattoriali
Foto © Pixabay

La notifica arriva a casa del contribuente, con dentro la cartella esattoriali di Agenzia delle Entrate Riscossione. E per il contribuente iniziano i guai. Perché la cartella esattoriale non va sottovalutata. Vietato considerarla una semplice minaccia, o un semplice sollecito di pagamento. La diffida ad adempiere, oppure la messa in mora sono “minacce” che possono essere fini a se stesse. Invece la cartella esattoriale è a tutti gli effetti un atto esecutivo. Può essere paragonata ad una condanna a pagare emessa da un Tribunale.

Infatti con la cartella esattoriale il riscossore può costringere il malcapitato a pagare tramite una serie di atti di forza come possono essere i pignoramenti e i fermi amministrativi. L’Agenzia delle Entrate Riscossione può agire in via esecutiva come meglio crede. Oggi parliamo proprio di queste azioni esecutive, che il contribuente farebbe bene ad evitare. Anche perché le soluzioni ci sono.

“Buonasera, oggi ho ricevuto il preavviso di fermo amministrativo della mia auto. Vorrei evitarlo ma non ho la disponibilità immediata di risorse per le cartelle che il Fisco mi contesta e da cui scaturisce il preavviso di fermo amministrativo. Tra l’altro alcune delle cartelle che l’Agenzia delle Entrate Riscossione secondo me non andrebbero nemmeno pagate. Ci sono soluzioni che posso adottare nell’immediato visto che mi preme fermare l’atto legato alla mia auto? Mi aiutate per favore. E quanto prima, vista la mia urgenza. Grazie mille.”

Tre soluzioni per evitare guai peggiori con le cartelle esattoriali

Come il nostro lettore si è reso conto, la cartella esattoriale è un vero “impiccio” per un contribuente. Ecco perché come dicevamo prima, non va considerata come un semplice sollecito di pagamento. Ed ecco perché bisogna intervenire subito. Soprattutto per evitare che, per esempio, un preavviso di fermo amministrativo completi il suo iter. La prima soluzione per evitare che il fermo diventi effettivo è pagare il debito.

Una soluzione logica che però qualcuno non può permettersi. Ed il lettore è uno di questi. Una soluzione che si può adottare è la rateizzazione delle cartelle esattoriali. Presto sarà possibile rateizzare in 120 rate mensili e per 10 anni i debiti con il concessionario alla riscossione. Perché un provvedimento del genere fa parte della riforma fiscale del governo. Questo però probabilmente dal 2025, perché oggi valgono le solite regole sulle rate ordinarie. Il contribuente indebitato con le cartelle esattoriali può chiedere fino a 72 rate, sempre che la rata minima sia non inferiore a 50 euro. Solo per chi può dimostrare di essere in situazioni economiche e reddituali gravi le rate possono arrivare a 120.

La rateizzazione delle cartelle esattoriali è una soluzione utile per evitare il peggioramento della situazione

Producendo domanda di rateizzazione, pagando la prima rata entro i termini prestabiliti e quindi attivando il piano, si può sospendere l’esecuzione forzata dei debiti. Se il provvedimento di fermo invece è già applicato, questo viene meno solo a pagamento dell’intero debito. Il contribuente per sbloccare l’auto deve pagare fino all’ultima rata del piano di dilazione. Il fermo amministrativo non viene revocato per esigenze impellenti di utilizzo del veicolo da parte del contribuente interessato. può essere solo sospeso per esigenze particolari come possono essere quelle lavorative per esempio, o per questioni di salute. Chi incorre nel fermo del veicolo, oltretutto non può nemmeno rottamare, vendere o esportare all’estero il veicolo. Il provvedimento di fermo amministrativo dell’auto è una delle soluzioni più adottate dal concessionario alla riscossione per poter recuperare il credito vantato nei confronti di un contribuente. E serve affinché l’auto non scenda di valore a causa del suo utilizzo da parte del contribuente. In maniera tale da recuperare di più in sede di vendita all’asta del veicolo.

Si rammenta che il contribuente che usa l’auto assoggettata a fermo amministrativo corre il rischio di essere pesantemente sanzionato dalle forze dell’ordine. Nello specifico per un uso illecito di auto con fermo amministrativo, le multe vanno da 1.988 a 7.593 euro e viene prevista in alcuni casi anche la sanzione accessoria della confisca del veicolo.

Ipoteche, pignoramenti ed altri rischi che corre il contribuente indebitato

Altra azione di esecuzione forzata è l’ipoteca di una casa o di un altro immobile. Ma solo per debiti complessivi superiori a 20.000 euro. Una soluzione anti ipoteca quindi può essere tenere il debito al di sotto di 20.000 euro. Quindi, pagando alcune cartelle per far scendere sotto la soglia di rischio un contribuente. L’ipoteca non toglie la casa dalla disponibilità del diretto interessato, ma la blocca in caso di vendita. Chi compra una casa assoggettata ad ipoteca si porta dietro il problema del precedente proprietario. Il pignoramento è un’altra cosa. Perché in questo caso si tratta di una azione di forza che l’Agenzia delle Entrate Riscossione adotta recuperando, in base alle possibilità offerte dalla legge, il credito vantato in maniera unilaterale. Significa che il contribuente può rischiare di vedersi pignorare un conto corrente, uno stipendio o una pensione. Naturalmente come dicevamo nei limiti prestabiliti, con prelievi mensili collegati alle soglie del minimo vitale e del cosiddetto quinto pignorabile. Con il pignoramento il Fisco impone a banche e altri istituti di credito, o all’INPS nel caso dei pensionati, o al datore di lavoro del debitore, di trattenere una parte degli emolumenti del debitore, a soddisfazione del credito vantato dal Fisco stesso. Il pignoramento può essere anche dei beni immobili. Ma se per l’ipoteca, questa può essere imposta anche sulla prima casa, per il pignoramento la casa di abitazione principale del nucleo familiare del contribuente indebitato è salvaguardata.

Ricorso e sospensione della riscossione delle cartelle esattoriali

Tornando ai casi in cui ci si può difendere da una cartella, il contribuente ha diritto a chiedere la sospensione della riscossione.

Che ferma anche le eventuali azioni di esecuzione forzata prima citate. La sospensione si può richiedere se la cartella esattoriale o l’oggetto della cartella, riguarda un debito già saldato dal contribuente. Oppure se la cartella è andata in prescrizione o ancora, se la cartella è illegittima.

Il contribuente ha diritto ad impugnare l’atto, e lo deve fare entro 30 giorni se la cartella riguarda contravvenzioni e multe per infrazioni al Codice della Strada. Il ricorso deve essere presentato al Giudice di Pace. Invece bisogna rivolgersi alla Commissione Tributaria (che oggi si chiama Corte di Giustizia Tributaria) entro 60 giorni per tasse, imposte e tributi evasi e per cartelle che riguardano questi balzelli. Per cartelle riferite ai contributi INPS invece, bisogna fare riferimento ad un Tribunale Ordinario per presentare ricorso, ed entro 40 giorni.

Giacomo Mazzarella

In Investireoggi dal 2022 è una firma fissa nella sezione Fisco del giornale, con guide, approfondimenti e risposte ai quesiti dei lettori.
Operatore di Patronato e CAF, esperto di pensioni, lavoro e fisco.
Appassionato di scrittura unisce il lavoro nel suo studio professionale con le collaborazioni con diverse testate e siti.

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