Treasury a 20 anni, il gran ritorno dopo 34 anni sarà tra 10 giorni

Il Tesoro americano torna ad emettere il bond ventennale con un primo collocamento da 20 miliardi di dollari il prossimo 20 maggio. Servono 3.000 miliardi nel solo secondo trimestre.
5 anni fa
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Non accadeva dal 1986 e, a suo modo, sarà un evento storico. Parliamo del ritorno del Treasury a 20 anni, la cui emissione avverrà in data 20 maggio e per 20 miliardi di dollari. Sembra che le cifre siano state appositamente scelte per la cabala. A febbraio, il Tesoro americano aveva annunciato a sorpresa che sarebbe tornato a collocare sul mercato bond ventennali sin da maggio e questa settimana è arrivata la data ufficiale. Sappiamo anche che vi saranno altre due emissioni, una a giugno e un’altra a luglio, già fissate ciascuna per 17 miliardi.

Dunque, in un trimestre Washington punta a raccogliere 54 miliardi in tutto, superando le aspettative degli analisti, che si aspettavano non più di 15 miliardi ad emissione.

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Diverse le ragioni che avranno spinto il segretario al Tesoro, Steve Mnuchin, a cifre più corpose. C’è, anzitutto, l’esigenza di rendere il più liquido possibile il sottostante mercato, così che il titolo divenga tradabile sin da subito. Inoltre, nel solo secondo trimestre le emissioni previste salgono a 3.000 miliardi di dollari, mentre nell’intero anno dovrebbero attestarsi a 4.500 miliardi. Mai così alte in rapporto al pil dalla Seconda Guerra Mondiale. Inevitabile che sia così, in conseguenza del pacchetto da 3.000 miliardi approvato dal Congresso per erogare aiuti a famiglie e imprese in piena emergenza Coronavirus. Adesso, si stima che il deficit federale quadruplichi a 3.800 miliardi quest’anno dai 984 del 2019.

La nuova scadenza dovrebbe diventare la settima più negoziata sul mercato dopo i Treasuries a 2, 3, 5, 7, 10 e 30 anni. Il mercato era scettico sull’opportunità di reinserire nel calendario delle emissioni una scadenza a metà tra i decennali e i trentennali, ma alla fine ha prevalso la volontà di Mnuchin di allungare la vita media del debito pubblico americano, sfoltendo così le emissioni dei prossimi anni. Del resto, i rendimenti sono crollati anche negli USA.

Agli inizi di marzo, per la prima volta nella storia l’intera curva dei Treasuries è scesa sotto l’1%. Attualmente, il bond con vita residua di 20 anni, cioè quello inizialmente emesso a 30 anni, offre un rendimento di poco superiore all’1%.

Quale cedola?

Dovremmo supporre che la cedola venga fissata proprio intorno all’1% o poco più e sarebbe più che sufficiente per allettare il mercato. La Casa Bianca continua a ritenere che debbano emettersi Treasuries anche a 50 o a 100 anni per approfittare dei bassissimi tassi imperanti sul mercato. Mnuchin non ha escluso nei mesi scorsi una simile ipotesi, ma il riscontro tra gli investitori non c’è stato. Del resto, nemmeno la Germania ha sinora emesso Bund con scadenze superiori ai 30 anni. Nessun paese percepito come “porto sicuro” per i capitali ha esigenza di allungare troppo la vita del debito, a differenza degli emittenti considerati meno sicuri, tra cui l’Italia. Né il mercato si mostra disposto a ingozzarsi di titoli con rendimenti relativamente scadenti, a fronte di una durata altissima.

Solo nei prossimi giorni conosceremo l’entità della cedola fissata. E chissà che nel caso di successo, se i rendimenti continuassero a scendere, il Tesoro non sorprenda con emissioni ancora più longeve nei prossimi mesi. Per contro, va detto che l’altissimo livello di indebitamento netto per quest’anno sosterrà i rendimenti e manterrà una certa pressione sui prezzi, già molto elevati, a meno che le tensioni globali non spingano ulteriormente gli investitori a fare incetta di dollari per mettersi al riparo dai rischi. Per questo, non possiamo escludere nemmeno che la cedola venga fissata a livelli nettamente superiori all’1%, così da segnalare ai capitali una certa tutela dal rischio di un deprezzamento a breve termine.

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Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
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