Molti di voi non l’avranno mai sentito nominare e probabilmente rimarranno sorpresi della sola esistenza di questo paese. Sapevate che tra le montagne dell’Himalaya, nell’Asia Orientale, compreso tra le grandi nazioni di Cina e India c’è un piccolo regno di nome Bhutan? Certo, in questo periodo storico e con il prezzo dal gas alle stelle, già solo il nome di questo paese risulta essere, per noi italiani e non solo, molto attraente. Il Buthan conta poco più di 700.000 abitanti ed è grande meno di Sicilia e Calabria messe insieme.
Numeri sul turismo in Bhutan
Il Bhutan non è un paese ricco. Possiede un PIL di neppure 3.200 dollari, circa un decimo dell’Italia. Ma nell’ultimo decennio è riuscito a triplicare il numero dei turisti, che prima del Covid erano arrivati a 316.000, apportando qualcosa come 120 milioni di dollari all’economia locale, quasi il 5% del PIL. In realtà, i numeri potrebbero essere ben maggiori se non fosse che proprio le istituzioni stanno cercando di frenare la crescita esplosiva del turismo. Motivo? Evitare di trasformarsi in una sorta di Thailandia.
Per regolare i flussi, dovete sapere che il regno del Bhutan ha imposto sinora un pacchetto minimo di 200-250 dollari al giorno ai viaggiatori stranieri, comprensivo di albergo, visite guidate, trasporti e cibo.
A giugno, il Parlamento di Thimphu ha approvato una legge, che addirittura triplica la tassa di soggiorno per i turisti portandola a 200 dollari al giorno. In compenso, viene eliminato il pacchetto minimo di 200-250 dollari. Per i bambini di età compresa tra 6 e 12 anni il balzello risulta dimezzato, mentre fino ai 5 anni non si paga nulla. Stando alle autorità locali, questa riforma porterà più entrate allo Stato per potenziare uno sviluppo sostenibile del paese attraverso i servizi. Questi soldi serviranno per costruire infrastrutture e formare personale qualificato. Al contempo, l’eliminazione del pacchetto minimo consentirà agli stranieri di godere di servizi più attinenti alle loro richieste.
Tassa di soggiorno per frenare i flussi turistici
Per il momento, ai vicini indiani è riservato un trattamento di favore con la tassa di soggiorno di “soli” 15 dollari al giorno. Gli oppositori alla misura sostengono, però, che la politica del Bhutan abbia dato vita a un turismo elitario, non consentendo al grosso della popolazione mondiale di visitare questo piccolo paradiso terrestre. Dicevamo, proprio questo è stato e continua a essere l’obiettivo del regno, che di essere invaso da milioni di turisti “mordi e fuggi” che mettono in pericolo il suo ecosistema non ne ha proprio voglia. Una scelta che punta a salvaguardare l’ecologia personale e spirituale dei propri abitanti.
Peraltro, il modello Bhutan sta avanzando anche in aree del mondo insospettabili. A Venezia serve oramai pagare una tassa di soggiorno compresa tra 3 e 10 euro al giorno, a seconda del periodo dell’anno.