Intervista realizzata al Dott.Sergio Serafini, a capo di una nuova start-up catanese per la prenotazione di viaggi online, che agli esordi si mostra già competitiva sul mercato:
Dott Serafini, Lei e altri soci avete sviluppato un progetto imprenditoriale per il lancio di un’app per viaggi, che giudicate rivoluzionaria. Ci spiega più precisamente di cosa si tratti e perché un utente dovrebbe scegliere voi e non una delle miriadi di applicazioni già esistenti?
Il mercato dei viaggi vacanza è cambiato profondamente negli ultimi anni.
I passaggi necessari per prenotare una vacanza con gli strumenti attualmente disponibili sono così sintetizzabili:
TripoOw è un’app mobile che consente di ribaltare il paradigma della prenotazione dei viaggi leisure. Consente infatti di individuare i pacchetti volo+hotel più convenienti per raggiungere le tue mete da sogno nel periodo migliore e più economico. L’app multipiattaforma consente di trovare le migliori offerte sul mercato per tutte destinazioni possibili basandosi esclusivamente su un unico fattore: il budget che si intende spendere.
1. l’utente inserisce il budget a sua disposizione.
2. TripoOw elabora e mostra le possibili mete raggiungibili con quel budget, diversificate per weekend, settimana o viaggio lungo.
3. l’utente sceglie la combinazione di volo +accomodation + utilities in base alle proprie esigenze ed effettua la prenotazione.
Il risultato per l’utente è dunque una panoramica di tutte le soluzioni che può attuare con il proprio budget, con la possibilità di prenotare un viaggio completo in 4 minuti ad un prezzo nettamente inferiore.
Dal momento in cui vi si è accesa la famosa lampadina alla realizzazione pratica del progetto è passato molto tempo? E in che fase vi trovate al momento?
Sia io che Salvatore Ambrosino, siamo praticamente “travel addicted”. Per lavoro e piacere, viaggiamo molto spesso durante l’anno. Sentivamo che mancava qualcosa con gli attuali strumenti, ma non riuscivamo a capire cosa. Un giorno passammo di fronte ad una agenzia turistica e riaffiorarono nella nostra mente ricordi del passato. Poi ci guardammo e ci venne in mente cosa mancasse, nello stesso momento.
Avete un target specifico di utente? E con quale strategia promozionale intendete raggiungerlo per superare lo scoglio della concorrenza di giganti come TripAdvisor, che hanno dietro fiumi di capitali e un ambiente economico certamente molto più pro-business del nostro?
Dalle indagini di mercato effettuate in base ai trend del travel ispirazionale e esperienziale, si è riusciti a individuare il target di riferimento dei consumatori compresi tra una fascia di età dai 23 ai 45 anni, di ambo i sessi. Questo perché si tratta di utenti che viaggiano soli o in coppia, si affidano fortemente alla ricerca online, passano moltissimo tempo alla ricerca di destinazioni, attività, ristorante e alloggi online allo scopo di trovare la migliore opzione, sono attenti alla cultura ma non al clima, sono pronti a spendere qualcosina in più per qualcosa di speciale e per vivere un’esperienza unica. Riguardo i competitor, TripAdvisor non è esattamente ciò che temiamo. La storia delle startup in ogni caso dice chiaramente che i fiumi di capitali si possono abbattere con strategie di growth hacking e un prodotto che crei innovazione di processo o servizio. Alcuni potrebbero ritenerci dei folli, noi dopo tanti anni di esperienza crediamo invece di avere tra le mani qualcosa di speciale.
La vostra è una start-up.
Non ci piace per niente lamentarci e non amiamo chi lo fa. Sicuramente le più grandi difficoltà non sono ancora arrivate, anche perché si sono uniti due team già rodati dal percorso di accelerazione di TIM #WCAP 2015. Ma di acqua sotto i ponti ne è passata e abbiamo superato ogni singola difficoltà con grande slancio e determinazione. Sicuramente nel prossimo futuro dovremo moltiplicare i nostri sforzi, visto l’ambizioso programma di rilascio che ci porterà entro qualche anno a distribuire l’App in tutto il mondo. Poi ci sarà il tema della profilazione e l’obiettivo di individuare la migliore delle proposte per ogni singolo utente, in base alle sue caratteristiche, abitudini e necessità. Però siamo forti, abbiamo per il momento una buona liquidità derivante da uno dei più importanti finanziamenti mai erogati dal programma Smart&Start e ormai abbastanza strutturati, insomma abbiamo un programma chiaro.
Avete avuto bisogno di capitali? E chi vi ha dato una mano?
Tanti e ce ne serviranno altri per completare il progetto. Abbiamo preferito in una prima fase ricorrere al finanziamento di Invitalia misto a capitali nostri e finanziamento bancario. Non volevamo diluire le quote societarie in un momento in cui avevamo tutto da dimostrare e costruire. Stiamo lavorando per SME Instrument visto che crediamo di avere tutte le credenziali per poter ottenere un finanziamento europeo al 70% a fondo perduto. Oggi incominciamo a guardarci intorno, ma preferiremmo un partner industriale. I soldi servono ma hanno un valore relativo se l’investitore non ti fornisce strumenti di crescita, network e competenze altre rispetto a quelle che già hai. Forse in Italia non c’è nessuno che possa rientrare in questo profilo, o forse sì. Vedremo.
Tornando a TripoOw, avete obiettivi minimi realistici di fatturato? E pensate che l’app possa avere successo anche all’infuori del mercato domestico?
Miriamo a 15 milioni di euro entro il 2020 fino ad arrivare ad oltre 70 milioni entro il 2022, ma è obiettivo fin troppo realistico. Siamo consapevoli di dover fare qualcosa in più rispetto alla programmazione anche perchè a volte capita che fattori esterni creino rallentamenti. Per quanto riguarda invece l’espansione territoriale, crediamo che un prodotto di questo tipo possa avere un gran successo in Italia ma uno straordinario successo in Europa ed all’estero. Nasciamo già internazionali, prevedendo l’italiano e l’inglese a seconda della lingua impostata sullo smartphone. Più in là provvederemo a tradurlo nelle principali lingue europee e solo a partire dal 2020 ci spingeremo verso USA e Canada fino ad arrivare nel 2022 ad una copertura pressoché mondiale ed una traduzione dell’App in oltre 30 lingue.
La vostra iniziativa è lodevole, specie considerando che venga realizzata in una regione affamata di lavoro. Quale riscontro avete con il mercato del lavoro? Quali figure professionali cercate? E ad oggi avete avuto difficoltà a trovarle? Se sì, di che genere?
Fare impresa nel meridione significa essere coraggiosi e innamorati della propria terra. Significa affrontare enormi difficoltà burocratiche, forse maggiori che da altre parti d’Italia. Significa affrontare enormi difficoltà nella ricerca delle giuste professionalità, visto il continuo svuotamento delle migliori menti delle nostre terre. Abbiamo ancora numerose posizioni aperte da mesi, perché continuiamo ad intestardirci nel volere creare valore ed occupazione sul territorio, ma spesso ci scontriamo con una totale mancanza di specializzazione anche su profili che hanno percorso con profitto il corso di studi adeguato. Ma significa anche affrontare una sfida stimolante, portare occupazione sul territorio, vivere in terre meravigliose. Non ci sentiamo eroi, siamo semplicemente ragazzi che hanno fatto una scelta diversa e vogliono rappresentare una storia di successo. Il nostro sogno è contribuire ad un ecosistema che ha incredibilmente bisogno di casi di successo per fare il definitivo salto di qualità.
Dott.Serafini, Lei ebbe una breve esperienza amministrativa come assessore alle Tecnologie al Comune di Catania. Essendo stato anche dall’altra parte della barricata, ritiene che le istituzioni e la politica abbiano il senso della necessità di sostenere gli investimenti nel settore tecnologico o percepisce che vi sia ancora scarsa avvedutezza?
Ho dedicato 15 anni della mia vita alla politica. Fin da quando avevo 17 anni a scuola, poi all’Università tutta la trafila fino ad avere l’onore di essere eletto Consigliere d’Amministrazione dell’Università di Catania, poi sul territorio con la nomina ad Assessore all’Innovazione tecnologica a 28 anni, esperienza che mi ha dato e tolto tanto. La cosa che mi ha tolto è certamente la passione per la politica, visto che ciò che mi ha sempre mosso era il valore di poter contribuire alla mia comunità. Ho trovato un sistema imbrigliato, burocratizzato all’ennesima potenza, inefficiente e lento. Pensate che anche per fare un banale restyling del sito del Comune di Catania ho lottato per un anno. Poi è arrivata la nuova Amministrazione ed in tre giorni ha spazzato tutto. Mi preme dire che non è un problema del Comune di Catania, è un problema di inadeguatezza del sistema a tutti i livelli. Certo è che ci vorrebbe sostegno e programmazione agli investimenti nel settore tecnologico, ma la politica oggi è l’antitesi dell’imprenditoria: si basa su concetti di inefficienza. Mortificante è l’ultima campagna elettorale nella quale praticamente nessuno schieramento ha minimamente accennato alla programmazione sugli investimenti in innovazione. Forse non c’è la giusta preparazione e sensibilità su temi talmente centrali nel dibattito mondiale.
Per la Sua esperienza, se dovesse chiedere alla politica di attuare misure in favore del mondo delle start-up, a quali penserebbe?
Senza inventare niente trovo che la piattaforma di StartupAct, della quale sono firmatario, sia molto credibile. Tra i dieci punti indicherei per dovere di sintesi Codice Etico e di Responsabilità Sociale per la filiera del Venture Business, Attrazione internazionale di talenti ed investimenti, Incremento della liquidità nella filiera del Venture Business, Nuovi incentivi e semplificazioni per le imprese, Riordino degli Incubatori Certificati in Operatori Intermedi Certificati, Incentivi per Open Innovation ed Exit.