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Licenziamento ad nutum
Se il lavoratore in questione ha raggiunto i limiti di età per accedere alla pensione di vecchiaia (66 anni e 7 mesi) ed è in possesso del requisito contributivo necessario (20 anni di contributi versati) è possibile per il datore di lavoro procedere al licenziamento ad nutum, ovvero un licenziamento libero senza motivazione.
Prima che il lavoratore compia i 66 anni e 7 mesi (67 anni a partire dal 2019) il datore di lavoro non è libero di licenziare, se non per giustificato motivo oggettivo o soggettivo neanche se il dipendente ha raggiunto i requisiti per accedere alla pensione anticipata.
Il licenziamento libero, per i dipendenti del settore privato, può avvenire, quindi, solo dopo che il lavoratore ha raggiunto l’età necessaria e i contributi per accedere alla pensione di vecchiaia.
Se il dipendente in questione, quindi, può accedere alla pensione di vecchiaia può procedere a licenziarlo liberamente.
Troppe assenze per malattia: e il periodo di comporto?
Ovviamente non si può licenziare il dipendente che sta male, così come stabilisce la legge. E’ possibile farlo soltanto in2 casi: se l’assenza comporta un pregiudizio per l’azienda o se supera i limiti massimi stabiliti dalla legge.
Se la malattia del lavoratore supera il periodo di comporto annuale è possibile procedere al licenziamento. Il comporto è stabilito dalla legge e nei contratti collettivi, il lavoratore malato non può essere licenziato per le malattie troppo lunghe se queste assenze non vanno a superare il periodo di comporto.
Ma se durante la malattia del dipendente che non ha superato il periodo di comporto si verifica una crisi aziendale si può licenziare il lavoratore assente per altri per giustificato motivo oggettivo. Se, invece, il lavoratore malato non si fa puntualmente trovare a casa durante le visite fiscali del medico INPS può essere licenziato per motivi disciplinari.