Troppi prelievi o importi alti al bancomat: l’Agenzia delle Entrate può chiederti cosa fai con i soldi?

I controlli dell'Agenzia delle entrate sui conto correnti si basano sui dati presenti in Anagrafe tributaria
10 mesi fa
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Agenzia delle Entrate controlli
Foto © Pixabay

Quali controlli fa l’Agenzia delle entrare sui conto correnti? Prelievi troppo frequenti o continui versamenti in contanti possono far scattare l’attenzione del Fisco? Quali intrecci ci sono con la normativa antiriclaggio?

Abbiamo appena elencato una serie di domande che tutti ci siamo posti almeno una volta nel corso della vita quando abbiamo effettuato un prelievo eccessivo rispetto a quelli che sono i nostri canoni di spesa o abbiano versato del denaro contante.

Un ruolo fondamentale sui controlli è svolto dall’Unità di informazione finanziaria soprattuto per quanto riguarda la normativa antiriciclaggio e i prelievi effettuati dal conto.

La UIF grazie alle segnalazioni fatte dalle banche è in possesso di dati che possono essere messi a disposizione anche dell’Agenzia delle entrate. Anche se c’è da dire che l’attenzione dell’Agenzia delle entrate è rivota soprattutto ai versamenti in contanti fatti sul conto corrente.

Infatti, l’Agenzia delle entrate, può contare sull’anagrafe dei conto correnti, alimentata con i dati comunicati dalle banche e da altri intermediari finanziari. Il fisco conosce anche le movimentazioni che hanno interessato quel conto specifico.

L’Anagrafe dei conto correnti

Prima di entrare nello specifico della questione, è utile fare un cenno all’archivio dei rapporti finanziari. Archivio che fa parte della c.d. Anagrafe Tributaria.

Come si legge sul portale dell’Agenzia delle entrate:

Detto archivio è stato istituito ad opera dell’articolo 7, sesto comma, del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 605 (sezione anagrafica) e dell’articolo 11, comma 2, del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201 (sezione contabile). Il comma 4 del citato articolo 11, ha, inoltre, previsto la possibilità per l’Agenzia delle Entrate di utilizzare le informazioni in esso presenti per le analisi del rischio di evasione.

Nell’archivio sono presenti informazioni relativi ai:

  • conti correnti e agli altri rapporti finanziari di cui un contribuente è titolare o può disporre sulla base di deleghe o procure ad operare (c.d. “sezione anagrafica”);
  • alle movimentazioni contabili in forma aggregata, al saldo iniziale, a quello finale e, per alcune tipologie di conto, al valore medio di giacenza, che interessano in un anno solare ciascun rapporto continuativo, nonché alle operazioni c.d. “extra-conto”, vale a dire effettuate al di fuori di un rapporto continuativo con l’intermediario finanziario (c.d. “sezione contabile”).

Tanto per fare un esempio, le banche sono tenute a comunicare il saldo iniziale e finale del conto nel corso dell’anno, la giacenza media, le movimentazioni a debito o a credito, ecc.

Dunque, il Fisco sa come utilizziamo il nostro conto corrente. Ecco perchè molto spesso si sente parlare di controlli dell’agenzia delle entrate sui conto correnti.

Analisi dell’evasione fiscale e controlli Agenzia delle entrate sui conto correnti. Quando scatta l’accertamento?

Come detto, i dati presenti nell’anagrafe dei conto correnti possono essere utilizzati per scovare possibili evasori. Dunque possono far scattare i controlli dell’Agenzia delle entrate sui conto correnti.

In base all’art. 32 del DPR 600/73, gli accertamenti del Fisco possono scattare anche rispetto alle movimentazioni del conto corrente.

Per quanto riguarda i prelievi, questi sono considerati ricavi laddove superiori:

  • per importi superiori a 1.000 euro giornalieri;
  • o 5.000 euro mensili.

Tale presunzione che fa scattare i controlli dell’Agenzia delle entrate sui conto correnti, opera per le imprese ma non per i professionisti. Inoltre vale solo laddove tali prelievi non siano giustificati ossia non sia stato individuato il beneficiario del pagamento e non risultino dalle scritture contabili.

Per quanto riguarda i versamenti invece, questi sono sempre considerati redditi in via presuntiva, solo se il contribuente non è in grado di giustificarli. Ad esempio il contribuente potrà dimostrare che si tratta di un reddito esente da imposte. Oppure potrà dimostrare di averli dichiarati.

Si veda la circolare, Agenzia delle entrate n°8/2017 e quella  della Guardia di Finanza, la n° 109546 del 2017. Circolare, quest’ultima,  nella quale è stato evidenziato come nel caso in cui, nel corso della singola mensilità, venga superato il limite di 5.000 euro, la presunzione legale (il prelievo viene considerato ricavo) si applica su tutti i prelevamenti eccedenti quest’ultima soglia.

A ogni modo si deve sempre tenere conto, a tutela del contribuente, del nuovo contraddittorio preventivo rafforzato.

Riassumendo…

  • I controlli dell’agenzia delle entrate sui conto correnti sono effettuati sulla base dei dati presenti in anagrafe tributaria;
  • sia i prelievi sia i versamenti non giustificati sono considerati ricavi;
  • per i prelievi sono previste specifiche soglie oltre le quali scatta la presunzione di ricavo non dichiarato.

Andrea Amantea

Giornalista pubblicista iscritto all’ordine regionale della Calabria, in InvestireOggi da giugno 2020 in qualità di redattore specializzato, scrive per la sezione Fisco affrontando tutte le questioni inerenti i vari aspetti della materia. Ha superato con successo l'esame di abilitazione alla professione di Dottore Commercialista, si occupa oramai da diversi anni, quotidianamente, per conto di diverse riviste specializzate, di casi pratici e approfondimenti su tematiche fiscali quali fatturazione, agevolazioni, dichiarazioni, accertamento e riscossione nonché di principi giurisprudenziali espressi in ambito di imposte e tributi.

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