Trovare lavoro in Italia è più difficile che all’estero: luogo comune o verità? Chi ha vissuto a Giappone anche solo per qualche mese probabilmente avrà avuto modo di vedere come funziona lì l’accesso dei giovani nel mondo del lavoro. E proprio dal Giappone sembra arrivare un sistema infallibile per ottimizzare il rapporto tra risorse in cerca di lavoro e assunzioni. E sebbene l’economia nipponica sia ferma sugli stessi valori da alcuni anni, la percentuale di disoccupazione è rimasta al di sotto del 5 % proprio grazie al metodo shūkatsu.
Disoccupazione giovanile in Giappone
Trovare lavoro: marzo è il mese d’oro, almeno in Giappone
Marzo è il mese cruciale per trovare lavoro in Giappone: milioni di giovani di età compresa tra i 19 e i 22 anni si ritrovano ad affrontare i primi colloqui. Marzo è infatti il mese in cui l’anno universitario termina per poi riprendere a inizio aprile.
L’espressione «shūshoku katsudō», abbreviata in shūkatsu, si riferisce proprio all’attività di ricerca del lavoro. Se i primi approcci sono online, come avviene ormai anche da noi, il passaggio all’incontro dal vivo è quasi immediato: si fissano dei meeting ai quali partecipano migliaia di aziende. In questa fase pre-entry il candidato alla possibilità di presentarsi prima di passare all’invio del curriculum vero e proprio. I colloqui nelle aziende somigliano molto ai nostri esami, con tanto di domande di cultura generale e di grammatica e punteggiatura.