Le banche non possono modificare le clausole contrattuali con i clienti in modo unilaterale, almeno per quel che riguarda i tassi di interesse. Ma come spesso avviene in Italia, fatta la legge, trovato l’inganno. E così le banche applicano quella che viene definita una manovra massiva sui tassi di interesse.
Gli istituti di credito programmano con largo anticipo un progressivo incremento dei tassi degli interessi passivi. Si tratta di aumenti minimi, talmente bassi che il singolo cliente non se ne accorge neanche ma che comportano ingenti incrementi per le casse dell’istituto stesso sulla totalità dei clienti.
Solo i correntisti che leggono puntualmente gli estratti conto della banca si rendono conto se il tasso debitorio è quello concordato alla stipula del contratto con l’istituto di credito e uno studio ha dimostrato che solo il 3% dei correntisti ha la costanza di leggere gli estratti conto con attenzione e di scoprire l’imbroglio perpretrato dalle banche.
In ogni caso, anche quel 3% di correntisti attenti si rende conto dell’accaduto soltanto dopo l’arrivo dell’estratto conto a casa, ovvero con un ritardo di 90 giorni sull’applicazione dell’interesse leggermente ritoccato. Novanta giorni duranti i quali la banca ha applicato quanto non dovuto. Il 3% dei correntisti, quindi, accortosi del maltolto si reca in filiale per chiedere spiegazioni mettendo a rischio la reputazione della banca stessa.
A questo punto la banca utilizza il cosiddetto codice 72H, un codice che equivale ad una riserva di denaro disponibile in tutte le filiali che serve per rimborsare i clienti (una sorta di liquidità che può essere spesa dalla filiale come “regalia” ai clienti) entro 72 ore per placarne la rabbia. E’ notorio che un cliente calmo crea meno problemi. E poi…si tratta solo del 3% mentre il restante 97% dei clienti neanche si accorge della manovra illecita messa in atto dalla banca che, in ogni caso, quindi, ci ha comunque guadagnato.