Altro che turisti per sempre! Con la truffa dei gratta e vinci falsi padre e figlio rischiano di fare “una vacanza” di un anno in carcere! Forse la Dea della Fortuna è veramente bendata ma la Polizia ci vede bene e i tagliandi falsi costano caro. Ecco come funzionava la truffa dei gratta e vinci.
Gratta e Vinci, tagliandi vincenti falsi: svelata ennesima truffa
Tempo fa vi abbiamo parlato della truffa dei gratta e vinci in chiave matematica e statistica, fornendo dati che smentiscono lo slogan dei Monopoli di Stato secondo cui “più giochi e più vinci“.
A chi non è mai venuta la curiosità di raccogliere un tagliando di un Gratta e Vinci grattato trovato in terra? In effetti, molto spesso, chi compra i gratta e vinci controlla poi sbadatamente l’esito non accorgendosi della vincita e molti premi restano non ritirati. Ma è vero anche il contrario: circolano biglietti contraffatti in modo da risultare vincenti anche se non lo sono. Le tecniche per mettere in pratica le truffe sono di diverso tipo ma puntano tutte allo stesso risultato: incassare premi non spettanti.
L’ultimo caso in ordine cronologico ha portato in tribunale padre e figlio, ora a processo per truffa: hanno provato ad incassare 50 mila euro al Maxi Miliardario. I due avevano sovrapposto due biglietti in modo preciso: unendo le due metà speculari di due tagliandi diversi hanno di fatto ottenuto un biglietto vincente (ma falso ovviamente). Alla vista il biglietto appariva originale e perfettamente integro. Come accennato appunto, le tecniche per contraffare i biglietti dei gratta e vinci sono diverse, proprio come avviene per le banconote false: dal copia/incolla, all’utilizzo di trasferelli o inchiostri appositi per falsificare, fino alle ricostruzioni materiali di biglietti ex novo come nel caso di cui sopra finito nelle aule del tribunale di Roma.
Non è un fenomeno isolato anche se i sistemi di controllo dell’autenticità dei biglietti con le vincite in riscossione sono diventati sempre più sofisticati proprio per scongiurare il rischio di truffa: si è passati dalle 126 denunce del 2011 alle 59 del 2013, per poi scendere a 28 nel 2016 e 17 quest’anno. Si cerca di approfittare delle ore più caotiche nelle ricevitorie per poter contare su una distrazione dei cassieri ma i sistemi informatici controllano l’autenticità del biglietto in modo automatico quindi il margine di possibilità che la truffa riesca è veramente basso. La difesa, quando la truffa viene smascherata, è quasi sempre la stessa: gli imputati raccontano di aver trovato a terra il tagliando già grattato. Ma attenzione perché, proprio come avviene per chi cerca di pagare con soldi falsi, questa affermazione non basta ad evitare la sanzione.