Le magistrature di Napoli e di Catanzaro hanno appena scovato e denunciato una truffa milionaria sul bonus cultura.
Secondo quanto scrive l’agenzia stampa AGI.it, i truffatori avrebbero dato vita a un giro di validazioni dei buoni per compravendite mai avvenuti.
Come risulta dagli atti giudiziari: la truffa ha ammonta a quasi 600.000 euro a Napoli, e 1,4 milioni di euro a Catanzaro.
La notizia arriva a pochi giorni dall’annuncio del governo di voler abolire il bonus cultura. Notizia per la quale, in realtà, la stessa premier Giorgia Meloni ha già fatto una parziale marcia indietro, spiegando di voler soltanto modificare (e non cancellare) il contributo in argomento.
Bonus cultura e ipotesi di modifica
Il bonus cultura, sostanzialmente, consiste in un contributo da 500 euro a favore dei neomaggiorenni per l’acquisto di:
- hardware come computer e tablet;
- biglietti per rappresentazioni teatrali, cinematografiche e spettacoli dal vivo;
- libri e abbonamenti a quotidiani e periodici anche in formato digitale;
- musica registrata;
- prodotti dell’editoria audiovisiva;
- mostre ed eventi culturali e molto altro ancora.
È possibile attivare il Bonus Cultura da 500 euro esclusivamente tramite la piattaforma 18app.
Una volta completata la registrazione sul sito www.18app.italia.it, è possibile visualizzare il proprio portafoglio e spendere il voucher da 500 euro.
La Meloni, con una diretta video sui propri social, ha dichiarato di voler apportare qualche modifica sostanziale al bonus cultura. In particolare, già dal prossimo anno, potrebbe essere prevista una soglia ISEE oltre la quale non sarà più possibile richiedere il beneficio.
Scoperte truffe milionari. Ecco cosa è successo
Come già detto in apertura, le magistrature di Napoli e di Catanzaro hanno scoperto un giro di truffe milionarie con il bonus cultura.
Truffe che – scrive il Gip di Napoli, Antonio Baldassarre – “sono state possibili solo con il concorso volontario e consapevole dei neo maggiorenni destinatari del bonus, che si prestavano a negoziarlo in maniera artificiosa e truffaldina”.
I truffatori sono stati scovati grazie alle indagini della Guardia di finanza, che hanno smascherato “una organizzazione stabilmente destinata all’accettazione e successiva validazione dei buoni del valore di 500 euro ciascuno, giustificandola con la compravendita, in realtà mai avvenuta, di beni funzionalmente destinati alla spendita del bonus”.
L’organizzazione ruotava attorno al negozio dei due coniugi, e alle figure di alcuni soggetti che si occupavano della raccolta dei buoni presso i propri conoscenti.