Novanta minuti al telefono per discutere la cessazione della guerra in Ucraina tra il presidente americano Donald Trump e l’omologo russo Vladimir Putin. Subito dopo il tycoon si è sentito con Volodymyr Zelensky, che è apparso soddisfatto del piano di pace proposto dagli Stati Uniti. Non ne sono chiari i contorni, ma dopo tre anni qualcosa di sta muovendo. Il colloquio era stato preceduto da un avvertimento a Kiev da parte della Casa Bianca: “un giorno l’Ucraina può diventare russa”. Come dire, o questo o l’abbandono al proprio destino.
Terre rare agli americani
Ma sull’Ucraina Trump sta già passando all’incasso. Prima della telefonata con Putin, ne aveva avuta un’altra con Zelensky, al quale aveva avanzato una pretesa chiara: in cambio del sostegno finanziario durante la guerra per 300 miliardi di dollari, vorremo terre rare per un valore di 500 miliardi. L’Europa in queste trattative non esiste, semplicemente perché ha deciso da tempo di essere un non attore internazionale e di ignorare lo svolgimento dei fatti. Ciò avrà conseguenze devastanti sul piano geopolitico ed economico.
Torniamo alle terre rare. La Commissione europea aveva già calcolato che, facendo entrare l’Ucraina nell’Unione Europea, l’area si sarebbe rafforzata grazie a questi 17 metalli preziosissimi per la tecnologia (dai cellulari all’aerospazio) e la transizione energetica. L’Ucraina ne disporrebbe per 500.000 tonnellate e prima della guerra la sua industria mineraria pesava per circa il 6% del Pil e il 30% delle esportazioni. Questi elementi della tavola periodica, tuttavia, risultano ancora poco sfruttati, sebbene ammonterebbero al 7% del totale mondiale.
Europa senza strategia
Tra burocrazia e guerra, le terre rare sono state ad oggi poco sfruttate da Kiev. E adesso quelle dell’Ucraina se le papperà l’America di Trump, soffiandole da sotto il naso proprio a noi europei. E’ verissimo che Washington ha offerto in questi anni sostegno finanziario e militare di gran lunga superiore a quello di noi europei. Ma alla fine della fiera, resterà il fatto che da questa guerra il nostro continente avrà subito solamente danni (crisi energetica, anzitutto), mentre i nostri alleati d’Oltreoceano saranno stati capaci di passare all’incasso.
Attenzione: sull’Ucraina Trump dice ciò avrebbe fatto qualsiasi presidente americano al suo posto, evitando semmai di sbandierarlo al mondo. E’ l’assenza di strategia dell’Europa che sorprende, anzi ormai non fa neppure notizia per essere sinceri. Con l’aggravante che, finita la “festa”, saremo noi a dover pulire. I costi della ricostruzione saranno a carico nostro. Se non lo avete capito, questo sarà uno dei temi della trattativa tra Washington e Bruxelles per evitare la guerra dei dazi. L’americano dirà a Ursula von der Leyen – sempre che parteciperà direttamente al negoziato – che non metterà le nostre esportazioni nel mirino, a patto di aumentare le spese militari e occuparsi della ricostruzione ucraina.
Trump sull’Ucraina passerà all’incasso
Il suo l’America lo ha fatto. Siamo noi europei ad avere scelto di essere l’alleato impalpabile, a parole più duro degli stessi americani verso i russi, nei fatti quasi inutili. Abbiamo spedito a Kiev armi col contagocce e tra una marea di critiche da parte di un’opinione pubblica addomesticata da decenni di propaganda pacifista. Abbiamo scelto di delegare agli americani anche l’avvio del negoziato di pace per poter continuare ad interpretare il ruolo del duro e puro (senza armi e bagagli). Insomma, siamo finiti nel “cul de sac” dell’irrilevanza. E ora Trump dall’Ucraina otterrà le materie prime per surclassarci definitivamente sul piano dello sviluppo tecnologico, mentre noi cincischiamo di green, nonostante siamo e saremo l’unica area al mondo a non possedere gli elementi basilari per tendervi.