Se Trump vuole tassi in calo, deve far lavorare Elon Musk

Il presidente Donald Trump chiede tassi in calo e per ottenerli dovrebbe lasciar lavorare molto Elon Musk, suo primario collaboratore.
1 settimana fa
2 minuti di lettura
Trump reclama il calo dei tassi
Trump reclama il calo dei tassi © Licenza Creative Commons

Il presidente Donald Trump ha partecipato al suo primo appuntamento elettorale dal giuramento, anche se non fisicamente. Giovedì si è collegato in videoconferenza con il World Economic Forum a Davos, Svizzera, dove ha affrontato tra i principali temi al centro del dibattito mondiale. E uno di questi ha riguardato la sua richiesta di ottenere presto tassi di interesse in calo dalla Federal Reserve, anche se non ha citato quest’ultima in maniera esplicita. A seguire, ha sostenuto, il costo del denaro scenderebbe in tutto il pianeta.

Inflazione alta, Trump e Fed già in conflitto

Proprio la prossima settimana si riuniranno alcune tra le principali banche centrali, tra cui Fed e Banca Centrale Europea. Se la seconda dovrebbe con ogni probabilità annunciare un nuovo taglio dei tassi, lo stesso non si può dire della prima. L’inflazione americana è ancora sopra il target e il mercato del lavoro resta in piena occupazione.

Il governatore Jerome Powell ha già ridotto i tassi per tre volte consecutive da settembre e per l’1% complessivo. Ma sta rischiando di surriscaldare sia l’economia americana che le aspettative d’inflazione.

Per questa ragione non sono attesi dal mercato tassi in calo per il prossimo appuntamento di Atlanta. E questo potrebbe essere motivo di scontro tra Trump e Powell, come già accadde durante il primo mandato e nonostante proprio il tycoon avesse nominato l’attuale governatore al posto di Janet Yellen. Sempre collegato con Davos, egli ha sostenuto che l’inflazione negli Stati Uniti sia stata alta in questi anni a causa dei deficit fiscali sconsiderati sotto l’amministrazione Biden.

Piano Musk sul deficit

Questa seconda parte del discorso ha più di un fondamento di verità. L’alto indebitamento ha certamente evitato all’economia americana di entrare in recessione, ma a costo di spingere in alto domanda e prezzi al consumo. Il problema è che reclamare tassi in calo con un’inflazione non ancora sotto controllo, può trasformarsi in un boomerang.

Anzitutto, perché la Fed avrebbe la necessità di confermare la propria indipendenza dal potere politico per non perdere di credibilità. E questo la porterebbe a tagliare i tassi anche meno di quanto avrebbe fatto in assenza di pressioni pubbliche dalla Casa Bianca.

Soprattutto, Trump dovrebbe mostrarsi consequenziale con il discorso fatto sul deficit. Ha appena nominato Elon Musk, ormai suo strettissimo collaboratore, a capo del Dipartimento per l’Efficienza Governativa (DOGE). In campagna elettorale, probabilmente fissando un obiettivo politicamente poco realistico, il miliardario ha parlato di possibili risparmi di spesa per 2.000 miliardi di dollari, circa un terzo del budget federale. Ora, nessuno immagina che arriverà a tanto. Tuttavia, gli alti disavanzi di questi anni devono essere ridotti per rendere più credibile la politica fiscale trumpiana. E l’austerità avrebbe un effetto positivo sull’inflazione, perché ridurrebbe la pressione sulla domanda interna aggregata e sui prezzi e al contempo anche il deficit commerciale. E questo è l’altro grande obiettivo del presidente.

Nuovo calo dei tassi più vicino con tagli alla spesa

Se già nelle prossime settimane l’amministrazione segnalasse di volere tagliare la spesa pubblica per finanziare gli investimenti infrastrutturali promessi e il taglio delle tasse, il dollaro si sgonfierebbe un po’. Anche questo andrebbe nella direzione auspicata. Gli stessi rendimenti americani scenderebbero per le minori aspettative d’inflazione. La Fed disporrebbe di qualche margine di manovra anche immediato per offrire quel calo dei tassi tanto desiderato dalla Casa Bianca. La premessa è che Musk sia messo nelle condizioni di presentare un piano credibile e sostenuto di tagli alla spesa. E in politica tutti promettono di ridurre le inefficienze, ma quasi mai nessuno passa all’azione. Javier Milei in Argentina è un’eccezione nel panorama mondiale. E anch’egli si è intestato il taglio della spesa pubblica per evitare che l’economia sprofondasse nell’iperinflazione. Trump prenda appunti.

[email protected]

 

 

 

Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
Il suo motto è “Il lettore al centro grazie a una corretta informazione”; ogni suo articolo si pone la finalità di accrescerne le informazioni, affinché possa farsi un'idea dell'argomento trattato in piena autonomia.

Lascia un commento

Your email address will not be published.

bonus psicologo
Articolo precedente

Fino a quando è stato confermato il bonus psicologo?

Debito e inflazione prima e dopo il Covid
Articolo seguente

L’inflazione ha stabilizzato il debito italiano, ma il secondo tempo può far male