Il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca non è soltanto un fatto storico, essendo riuscito solamente una volta in passato negli Stati Uniti l’espletamento di due mandati non consecutivi. Esso sta già avendo conseguenze sui mercati finanziari, seppure non violente. A differenza del 2016, infatti, la vittoria era stata ampiamente scontata dagli investitori da settimane, per non dire mesi. Soltanto lunedì, alla vigilia delle elezioni, il cosiddetto “Trump trade” si era parzialmente indebolito su un sondaggio che dava la vicepresidente Kamala Harris in vantaggio nell’Iowa e in generale rimonta sul repubblicano.
Principali movimento del mercato
Per Trump trade s’intendono i movimenti di mercato che cercano di prezzare le politiche dell’ormai presidente eletto. Il primo dato da cogliere è il rialzo dei futures per gli indici azionari americani. Il Dow Jones è previsto salire dell’1,90%, corrispondenti a 800 punti. Nel frattempo, il dollaro si è rafforzato in media contro le altre valute mondiali dell’1,50%, salendo ai massimi dal luglio scorso. Pesante il calo del cambio euro-dollaro a 1,074 (-1,69%), ai minimi da quattro mesi. Viceversa, l’oro si è indebolito sotto 2.725 dollari l’oncia, ai minimi dal 25 ottobre scorso. Ed è boom per Bitcoin, che ha segnato un nuovo record storico dopo avere superato la soglia dei 75.000 dollari.
Per quanto riguarda i rendimenti americani, il Treasury a 10 anni offre al momento sopra il 4,40%, che è anche il dato più alto dagli inizi di luglio. Tutti questi movimenti all’insegna del Trump trade hanno un senso ben preciso. Con il tycoon il mercato si aspetta una politica fiscale espansiva, cioè di sostegno alla crescita economica. Più difficile la discesa dell’inflazione, cosa che rallenterebbe il taglio dei tassi di interesse da parte della Federal Reserve, chiamata già domani a decidere per la penultima volta quest’anno. Inevitabile, quindi, che i rendimenti salgano e il dollaro si rafforzi.
Trump sostenitore delle crypto
Le “criptovalute”, invece, si apprezzano in scia alla promessa di Trump di sostenerne l’adozione, allentando al contempo le barriere regolamentari ancora esistenti negli Stati Uniti. Tra l’altro, il presidente eletto ha promesso persino la creazione di una riserva federale in Bitcoin. Al di là di affermazioni un po’ spinte, l’idea che si è fatto questo pezzo di mercato è che con i repubblicani alla Casa Bianca ci saranno minori divieti da parte della Sec, il cui presidente Gary Gensler, di nomina democratica, si è rivelato ad oggi complessivamente ostile.
Trump trade, c’entra anche il petrolio
Il Trump trade riguarda, infine, anche il petrolio. Le quotazioni odierne sono scese, pur di poco più dell’1%. Anche nel suo discorso della vittoria Trump ha ricordato che gli Stati Uniti sono ricchissimi di “oro liquido” e che bisogna estrarlo. Questa è la sua politica contro il caro energia e probabile ingrediente principale del suo successo elettorale. Si prospetta, quindi, una maggiore offerta mondiale di greggio, che avrà ripercussioni negative sulle quotazioni internazionali. E questa sarebbe una buona notizia anche per noi importatori di energia.