Donald J. Trump è ufficialmente candidato alle elezioni presidenziali per il Grand Old Party, il Partito Repubblicano. Ha accettato la nomination, al termine di una convention tenutasi a Milwaukee (Wisconsin), trasformatasi per lui in un vero trionfo d’immagine e politico. Nessun discorso critico nei suoi riguardi da parte degli avversari interni come Nikkei Haley. La base si è stretta attorno al suo leader indiscusso a pochissimi giorni dall’attentato di Butler, Pennsylvania, a cui è sopravvissuto per qualche centimetro. E mentre il tycoon si gode il successo, il suo rivale Joe Biden medita per la prima volta il ritiro.
Ritiro di Biden in favore di Harris?
Il presidente uscente è sotto pressione da almeno tre settimane per lasciare la candidatura a qualche altro esponente del suo partito. Disastrosa la sua performance nel faccia a faccia televisivo con Trump a giugno. Il suo cattivo stato di salute psico-fisico è emerso tutto. Nelle settimane successive si è solo aggravato gaffe dopo gaffe, con Zelensky confuso per Putin e la vice Kamala Harris per Trump. E ora ha il Covid. Nulla che possa impensierire più di tanto, ma i suoi detrattori interni ormai cercano qualsiasi pretesto per convincerlo a farsi da parte.
I dollari abbandonano Joe
Il ritiro di Biden avverrebbe questo stesso fine settimana. I finanziatori stanno tutti o congelando le donazioni o minacciando apertamente di riprendersele nel caso in cui il presidente non fosse nelle condizioni di dimostrare, sondaggi alla mano, di poter battere il repubblicano. Cosa succede se l’annuncio arriva? Ufficialmente, la sua candidatura dovrebbe essere ratificata dalla convention di agosto a Chicago. Ma aspettare un altro mese pieno prima di svelare il nome dell’eventuale rimpiazzo sarebbe troppo. Probabile che la manifestazione venga anticipata.
Tecnicamente, i delegati hanno libertà di voto, tant’è che si esprimono in segreto. Le soluzioni potrebbero essere le più disparate.
Tante ipotesi per la nomination
Invitare a votare Harris non significa che automaticamente la ratifica avverrebbe. La vice-presidente è considerata altrettanto debole e c’è da considerare che nessuna donna ha vinto finora le elezioni. Lo scenario più agghiacciante, ma mediaticamente stimolante, sarebbe di una “brokered convention”, cioè di un partito che arriva all’evento senza un nome condiviso. Non è quello che servirebbe a pochi mesi dal voto per cercare di rialzare la testa. Probabile, però, che nessun nome forte si faccia avanti per sfidare Harris. Questa campagna elettorale è già agli sgoccioli e sarebbe come se un pilota di razza fosse chiamato a metterci una pezza al penultimo giro.
Non è detto che il ritiro di Biden avvenga con il suo assenso. I suoi delegati potrebbero voltargli le spalle alla convention. Più probabile che esca di scena senza spendersi per nessuno. O che, al contrario, arrivi persino a dimettersi da presidente per dare la volata a Harris, la quale completerebbe il mandato per i successivi cinque mesi fino al 20 gennaio prossimo. Tante ipotesi, dunque. Se Harris sarà chiamata a fare il miracolo, dovrà scegliersi un vice molto spendibile. Si parla già del governatore della Pennsylvania, Josh Shapiro.
Ritiro di Biden per limitare i danni
Trump sembra avere incrementato la sua forza con la nomina di James David Vance come suo vice.