All’inizio di maggio, il ministro del Turismo di Cuba, Manuel Mannero, annunciava il superamento dei 2 milioni di visitatori stranieri sull’isola con 39 giorni di anticipo rispetto allo scorso anno, quando in tutto sono arrivati 4 milioni di turisti. Per quest’anno, le previsioni sono per una crescita a 4,1 milioni. Alla fine di marzo, il 45% degli stranieri che avevano messo piede su Cuba proveniva da Canada e USA. E proprio l’America rappresenta per l’isola una fonte di possibile boom per la sua industria turistica.
Considerando che nel 2016, le entrate derivanti dal turismo sarebbero state 9 miliardi di dollari, il 10% del pil e occupando mezzo milione di lavoratori, la crescita del turismo potrebbe rappresentare per L’Avana l’atteso rilancio dell’economia, stagnante da anni per assenza di riforme. Facile abbandonarsi agli entusiasmi, la realtà è più complicata di quello che appare. (Leggi anche: Cuba si prepara a sganciarsi dal Venezuela)
Cuba non apre ai turisti americani
Partiamo da un dato: Barack Obama ha rimosso l’embargo contro Cuba nel 2015, avviando una fase di normalizzazione delle relazioni diplomatiche, per quanto la nuova amministrazione Trump minacci di interromperla, se sull’isola non verranno rispettati i diritti umani. Tuttavia, il governo cubano impone agli americani in ingresso sull’isola di spuntare una delle dodici voci previste e ciascuna corrispondente a una motivazione specifica.
Praticamente, sul piano teorico non esiste la possibilità per un turista americano di recarsi a Cuba per godersi le spiagge e le bellezze del luogo, ma solo per incontrare familiari, per svolgere la professione di giornalista, per fare esperienze diverse, etc.