Serve un altro modello economico
Il deficit pubblico è stimato al 12% del pil, per cui un boom dell’industria del turismo sarebbe più che gradito. Eppure, non è detto che porti i risultati sperati. La gestione dell’economia è ancora molto dirigistica: i dollari che fluiscono dall’estero vengono convertiti alla pari con un’unità di CUC, mentre un peso ordinario, valido per gli scambi interni, sarebbe pari 1/24 di dollaro.
La tassazione dei ricavi superiori ai 2.000 dollari è del 50%, mentre ancora oggi un’impresa straniera deve passare per un’agenzia governativa, al fine di assumere un lavoratore cubano. Alla prima va il 95% dello stipendio, al secondo solamente il 5%. Naturale che vi siano scarsi impulsi ad essere produttivi. Mediamente, un lavoratore viene retribuito qui con 25 dollari al mese, quando in poche ore un tassista o un qualsiasi altro addetto nel settore turistico sfuggente alle rigide norme locali riescono a guadagnare anche 40-50 dollari. Sarebbe il turismo la miniera d’oro del popolo cubano, ma non viene consentito loro di sfruttarla e né lo stato ha soldi sufficienti per renderla usufruibile con infrastrutture adeguate all’arrivo di milioni di nuovi visitatori ogni anno.