Occhio alle condotte che configurano abuso 104. Come cantano gli Articolo 31 con il brano Senza regole: “Senza regole se l’istinto c’è ci sarà un perché. Ora sto solo vivendo il mio tempo, senza crescere consapevolmente irresponsabile”.
Le regole sono fondamentali all’interno di ogni società. In caso contrario si andrebbe incontro ad uno stato di anarchia, dove ognuno si sentirebbe libero di poter fare qualsiasi cosa desideri, senza pensare alle conseguenze.
Al fine di garantire l’ordine pubblico, pertanto, è fondamentale che ci siano delle leggi e che quest’ultime vengano rispettate. Lo sanno bene i titolari di Legge 104 che rischiano il licenziamento per abuso dei permessi.
Ma quali sono le condotte che configurano un illecito? Entriamo nei dettagli per scoprire quali condotte sono ammesse e quali invece no.
Tutte le condotte che configurano abuso 104
I lavoratori dipendenti hanno diritto a tre giorni di permesso al mese retribuiti per prestare assistenza ad un familiare con disabilità grave. In questi giorni di assenza dal posto di lavoro, ovviamente, il caregiver deve garantire il giusto supporto alla persona non autosufficiente, in caso contrario viene considerato un abuso.
Proprio su tale tematica è intervenuta di recente la Cassazione che, attraverso l’ordinanza numero 1227 del 2025 ha fornito importanti chiarimenti in merito alle condotte che configurato un abuso dei permessi Legge 104. Entrando nei dettagli, la Cassazione sottolinea che:
“non sono sufficienti meri dati quantitativi, ma occorre compiere una valutazione complessiva, sia quantitativa che qualitativa, della condotta tenuta dal lavoratore, tenendo altresì conto del contesto in cui quella condotta è stata tenuta. Ne consegue che il c.d. abuso del diritto potrà configurarsi soltanto quando l’assistenza al disabile sia mancata del tutto, oppure sia avvenuta per tempi così irrisori oppure con modalità talmente insignificanti, da far ritenere vanificate le finalità primarie dell’intervento assistenziale voluto dal legislatore (id est la salvaguardia degli interessi del disabile), in vista delle quali viene sacrificato il diritto del datore di lavoro ad ottenere l’adempimento della prestazione lavorativa”.
Il caregiver commette un abuso se nei giorni di permessi legge 104 non presta assistenza, oppure dedica pochissimo tempo, al familiare non autosufficiente.
Oltre all’elemento quantitativo bisogna considerare anche quello qualitativo. Ovvero si considera abuso del diritto nel momento in cui il lavoratore usufruisce dei permessi Legge 104 per scopi diversi dall’aiutare la persona non autosufficiente. Come, ad esempio, andare in vacanza oppure in palestra.
Attività ammesse nei giorni di permessi Legge 104
In base alla Corte di Cassazione, si tratta di abuso del diritto ai permessi Legge 104 in presenza di elementi sia soggettivi sia oggettivi. Sotto il punto di vista soggettivo, si deve riscontrare un comportamento intenzionale. Dal punto di vista oggettivo, invece, si verifica quando il diritto si esercita per scopi estranei a quelli previsti dalla legge. Ossia che non siano utili ai fini assistenziali.
Sempre la Corte, inoltre, ha sottolineato che l’uso dei permessi Legge 104 è legittimo quando il tempo destinato all’assistenza sia pari almeno alla metà di quello totale, comprese le tempistiche di spostamento dalla propria casa a quella del disabile.
Assistere una persona non autosufficiente non vuol dire solamente restare rinchiusi in casa per accudirla. Bensì comprende anche tutta una serie di attività accessorie e complementari che si rivelano essere necessaria a garantire una valida assistenza.
In particolare tra le attività ammesse si citano l’acquisto di farmaci e il ritiro delle prescrizioni dal medico di famiglia. Ma non solo, si annoverano anche l’acquisto di generi alimentari e di altri prodotti per l’igiene, la cura della persona disabile. Ammesse anche tutte quelle attività volte a supportare la vita sociale della persona non autosufficiente, come la partecipazione, ad esempio, di quest’ultima ad eventi sportivi o culturali.