Tutti in pensione a 62 anni nel 2023: si riapre la possibilità

Sindacati in pressing per la pensione anticipata a 62 anni. L’intervento di Luigi Sbarra (Cisl) per riequilibrare l’uscita con gli altri Paesi Ue.
2 anni fa
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pensioni

Si torna a parlare di pensioni a 62 anni. Una età più che giusta se si considera qual è la vita media degli italiani dove si campa di più che in passato, ma si gode la rendita per meno tempo.

La vita media degli italiani è di 82,8 anni, la più lunga in Europa insieme a quella degli spagnoli. Ma andando in pensione a 67 anni, secondo le regole Fornero per la vecchiaia, il periodo di godimento è troppo basso.

In pensione a 62 anni, la spinta dei sindacati

A tornare con insistenza sulla possibilità di mandare tutti in pensione a 62 anni è il segretario generale della Cisl Luigi Sbarra.

In un recente intervento pubblico fa notare come Quota 100 non abbia soddisfatto appieno le aspettative, ma che l’uscita a 62 anni può essere riproposta.

Sbarra non dice come, ma lascia intendere che l’uscita dovrebbe poter essere negoziata. Quindi si tratterebbe di introdurre un sistema disincentivante per ogni anno di anticipo alla pensione rispetto ai 67 di età, ma senza il vincolo dei 38 anni di contributi come era per quota 100.

Quindi, alla fine, ognuno si farà i propri conti e valuterà se restare ancora al lavoro oppure no dopo i 62 anni. Tenuto conto anche che, sottolinea Sbarra,

Mediamente in Europa si va in pensione a 63 anni

Quindi dare a tutti la possibilità di lasciare il lavoro a partire dai 62 anni. Nel settore privato già avviene per la maggior parte dei dipendenti grazie ai contratti di espansione e agli scivoli. Ma nella pubblica amministrazione e fra gli autonomi, è ancora impossibile.

La rendita ottimale è di 20-25 anni

Secondo Alberto Brambilla, presidente di Itinerari Previdenziali, la pensione dovrebbe durare circa 20-25 anni per costituire una rendita ottimale. Tralasciando gli errori del passato che vedono lo Stato pagare ancora baby pensioni da oltre 40 anni, oggi è opportuno fare doverose riflessioni.

Un welfare perché funzioni bene non deve né guadagnare né perdere con la previdenza.

In questo momento, però, con il pensionamento tarato a 67 anni di età, lo Stato ci guadagna, mentre i lavoratori ci perdono. Non solo dal punto di vista economico.

Tenere al lavoro over 60 è controproducente nella maggior parte dei casi. Ne va della produttività e dello “sfruttamento” della forza lavoro a scapito dell’occupazione giovanile. Quello che serve, quindi, è introdurre un sistema di pensioni anticipate, anche con penalizzazione, per svecchiare la forza lavoro, soprattutto nella pubblica amministrazione.

Mirco Galbusera

Laureato in Scienze Politiche è giornalista dal 1998 e si occupa prevalentemente di tematiche economiche, finanziarie, sociali

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