Per andare tutti in pensione con la flessibilità in uscita dal prossimo anno, il percorso di riforma ad oggi è ad ostacoli. E questo perché, come si apprende da fonti sindacali, l’incontro tecnico odierno, tra il Governo e Cgil, Cisl e Uil, non ha portato ad una soluzione condivisa.
Per andare tutti in pensione con la flessibilità in uscita dal prossimo anno, infatti, il Governo italiano resta fermo nella sua posizione. Ovverosia, quella di introdurre per le pensioni anticipate il ricalcolo contributivo dell’assegno.
Tutti in pensione con la flessibilità in uscita dal prossimo anno? Ecco perché il percorso di riforma è ad ostacoli
Oggi quindi, per andare tutti in pensione con la flessibilità in uscita, non c’è stata la tanto attesa fumata bianca. Proprio tra il Governo italiano guidato dal presidente del Consiglio Mario Draghi. Ed i Sindacati di Cgil, Cisl e Uil.
I quali si oppongono sostanzialmente alla proposta del ricalcolo contributivo dell’assegno. Come base per attivare dal 2023 la flessibilità in uscita. Con il duplice obiettivo di superare le rigidità della Quota 102. E di superare definitivamente pure i paletti imposti dalla legge Fornero.
Ecco perché il percorso di riforma è ad ostacoli, si va verso un nuovo stallo Governo-Sindacati?
Visto che per andare tutti in pensione con la flessibilità in uscita non è stata trovata la quadra, ci sarà allora un nuovo stallo Governo-Sindacati? La domanda è d’obbligo in quanto già il 7 febbraio scorso l’incontro era slittato. Così come resta da vedere se ora ci saranno passi in avanti, invece, sugli altri due tavoli tematici. Ovverosia, quello sulla previdenza complementare e quello sulle pensioni dei giovani e delle donne.