Le notizie sulle pensioni nelle ultime ore si focalizzano sulla possibilità di andare in pensione 5 anni prima.
Tutti parlano della pensione 5 anni prima
Tutti i siti e i quotidiani di settore ne parlano e molti utenti ci hanno già scritto per avere maggiori informazioni su questo scivolo. In un clima stagnante sul fronte della riforma pensioni, con lo spettro di un ritorno alla Fornero, è comprensibile questo desiderio di appigliarsi ad una speranza tanto promettente.
Parlare di pensione 5 anni prima è realistico e corretto a patto però di ridimensionare le aspettative spiegando il contesto di attuazione.
Dunque smorziamo gli entusiasmi e restiamo con i piedi per terra: l’isopensione per andare in pensione 5 anni prima prorogata per due anni fino al 2025 esisteva già ma è per pochi.
Le aziende
Prima di tutto la prerogativa è riservata ad aziende di grandi dimensioni. Ci riferiamo a realtà con almeno 50 dipendenti. Lo scivolo inoltre, e questo è il limite più grande da chiarire, non è un obbligo per il datore di lavoro ma una possibilità Si legge infatti nel testo normativo che le aziende POSSONO (e non devono!) avviare una procedura di consultazione in sede governativa per stipulare un contratto di espansione con il ministero del Lavoro e con le sigle sindacali più rappresentative a livello nazionale (o con le Rsa o Rsu).
Indubbiamente per le imprese l’isopensione può essere conveniente perché permette di avviare processi di reindustrializzazione e riorganizzazione del personale. Pensiamo ad esempio alle innovazioni tecnologiche.
I lavoratori
La pensione 5 anni prima con questo strumento è riservata ai lavoratori ai quali manca un massimo di sessanta mesi dalla prima decorrenza utile della pensione di vecchiaia (67 anni di età e almeno 20 anni di contributi) , o anticipata (42 anni e 10 mesi, un anno in meno per le donne).
L’assegno
Veniamo all’importo dell’isopensione. Quanto si prende? Per tutto il periodo fino al perfezionamento della prima decorrenza utile alla pensione anticipata o di vecchiaia, il datore di lavoro corrisponderà un’indennità mensile, commisurata al trattamento pensionistico lordo maturato dal lavoratore al momento della cessazione del rapporto di lavoro, come calcolato dall’Inps.