E’ in corso nella giornata odierna lo stacco dell’ultima cedola dei titoli di stato indicizzati all’inflazione italiana. Si tratta del BTp Italia 20 aprile 2023 con cedola reale 0,50% (ISIN: IT0005105843). Il tasso di rivalutazione di capitale e cedola per il semestre che scade oggi è stato fissato al 4,94%. Questo significa che il bond offrirà agli obbligazionisti un pagamento pari al 5,2% del capitale nominale investito. Dunque, riceveranno 52 euro al lordo delle imposte per ogni lotto minimo di 1.000 euro.
Guardando lo storico delle cedole, scopriamo che questi titoli di stato hanno assolto al dovere per cui furono lanciati sul mercato oltre una decina di anni fa.
Rendimento maggiori dei titoli di stato ordinari
Nel dettaglio, la cedola più alta è stata staccata proprio oggi, la più bassa è stata in sei occasioni: nell’aprile e nell’ottobre del 2016, nell’aprile del 2019, nell’aprile e nell’ottobre del 2020 e, infine, nell’aprile del 2021. In queste date, il Tesoro si è limitato a sborsare lo 0,25% semestrale, cioè appena 2,50 euro lordi su ogni 1.000 euro. Poiché l’indice FOI a fine semestre risultava non superiore al valore di inizio semestre, la rivalutazione non è scattata. Come sappiamo, in quel caso viene pagata solamente la cedola reale fissata in sede di collocamento.
Ma alla fine questi titoli di stato indicizzati hanno reso di meno, di più o tanto quanto il bond ordinario? La risposta è semplice. Se nell’aprile del 2015 avessimo investito il nostro capitale in un BTp a 8 anni con cedola fissa, il suo rendimento annuo lordo sarebbe stato di circa l’1,10%. Invece, il BTp Italia 2023 ha offerto la media annua del 2,70%, praticamente più di due volte e mezzo in più.