Un passaporto sanitario per andare in vacanza?

Si fa largo l’idea di introdurre un passaporto sanitario per andare in vacanza. Il governo frena. I pro e i contro del lasciapassare anti Covid.
5 anni fa
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Italia Paese della burocrazia e delle complicazioni. Non bastano le mascherine, i divieti e la App Immuni e le sanzioni. Ora si pensa anche a un passaporto sanitario per andare in vacanza.

L’Italia è diventato improvvisamente uno Stato di Polizia dove tutti siamo controllati, spiati e puniti. Eppure i cittadini hanno dimostrato coscienza e buon senso di fronte all’emergenza sanitaria, più che in molti altri Paesi d’Europa.

Passaporto sanitario per le vacanze

Così sta prendendo piede in maniera velleitaria l’idea di introdurre l’obbligo di un lasciapassare sanitario, una specie di passaporto, tra una regione e l’altra, con cui si certifica che si è negativi al Covid-19.

A spingere in questa direzione è soprattutto la Regione Sardegna tramite il suo Presidente Chirsian Solinas che, con l’arrivo della stagione estiva, teme un’ondata di arrivi di turisti provenienti dalle regioni del Nord, le più colpite da coronavirus. Altre regioni a vocazione turistica, soprattutto al Sud, sarebbero della stessa idea per evitare l’esplosione di focolai e il ritorno di fiamma dei contagi con pericolose conseguenze sulla popolazione locale. M col rischio di vanificare gli sforzi del governo per rilanciare il turismo attraverso l’erogazione di bonus.

Il governo frena

Ma il passaporto sanitario, così come ideato, appare impraticabile. In primo luogo perché non esistono protocolli certi per certificare la negatività del portatore di virus (il turista potrebbe risultare negativo al momento del test e poi sviluppare la malattia una volta in vacanza). Poi perché introdurre un sistema di controllo del genere sulla popolazione a livello nazionale limiterebbe notevolmente le libertà di spostamento fra una regione e l’altra inducendo molti vacanzieri a rinunciare o a non poter andare in ferie perché non in possesso del “via libera” sanitario. Infine, il costo del test sanitario sarebbe a totale carico del cittadino che dovrebbe sobbarcarsi i costi in farmacia o nei laboratori di analisi per effettuare un primo check mediante saliva e poi tramite tampone ottenendo il responso poco prima della partenza per le vacanze.

E se una famiglia avesse già prenotato e pagato in anticipo? Per questo motivo il ministro alla Salute Roberto Speranza ha subito frenato sull’attuabilità di una simile iniziativa che avrebbe anche costi enormi per lo Stato.

Il piano B per la Sardegna

La Sardegna ha tuttavia intenzione di procedere da sola. “Abbiamo già previsto due scenari alternativi se il Governo dovesse dire no al sistema del passaporto sanitario proposto dalla Sardegna“. Così il presidente Solinas durante un’intervista. “Illustrerò le specifiche venerdì prossimo, sino ad allora lavoreremo con tenacia per affermare il modello principale da noi proposto“. Due alternative che, comunque, spiega il governatore, “consentiranno gli arrivi in Sardegna grazie a un sistema di controlli attraverso le app e le autocertificazioni da compilare in aereo o nave“. Un soluzione che, se da un lato tenderà a preservare maggiormente la salute dei turisti e residenti, dall’altra rischia di far cambiare idea agli italiani (ma anche agli stranieri) sulla scelta delle mete turistiche per un’estate che si preannuncia già molto travagliata per il settore turistico e alberghiero.

Mirco Galbusera

Laureato in Scienze Politiche è giornalista dal 1998 e si occupa prevalentemente di tematiche economiche, finanziarie, sociali

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