Un taglio alle tasse nel 2025, oltre 1.400 euro di risparmio ma non da gennaio

Un taglio alle tasse nel 2025 grazie alla nuova modifica IRPEF con oltre 1.400 euro di risparmio ma tutto è stato posticipato.
1 mese fa
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Un taglio alle tasse nel 2025 grazie alla nuova modifica IRPEF con oltre 1.400 euro di risparmio ma tutto è stato posticipato.
Foto © Pixabay

Tutto è stato rimandato a data da destinarsi per quanto riguarda il nuovo taglio delle tasse sui redditi degli italiani. Per i contribuenti, quindi, una cattiva notizia, anche se non si parla di un provvedimento definitivamente accantonato da parte del governo, ma solo posticipato. Il taglio del secondo scaglione IRPEF, dal punto di vista delle aliquote, è quindi rimandato a data da destinarsi. Ma di cosa si tratta per davvero e cosa accadrà se questa novità sarà introdotta nel corso del 2025?

Un taglio alle tasse nel 2025, oltre 1.400 euro di risparmio ma non da gennaio

Si parla del taglio dell’IRPEF naturalmente, che nel tempo è diventata una specie di cavallo di battaglia dell’attuale governo.

Dopo essere riusciti nell’operazione di ridurre gli scaglioni da 4 a 3 lo scorso anno, ecco che l’esecutivo prosegue nel suo progetto di riformare il sistema dell’Imposta sul Reddito delle Persone Fisiche.

Il collegamento di questa riduzione IRPEF al concordato preventivo biennale ha minato la possibilità che questo provvedimento potesse essere inserito già adesso nella legge di Bilancio. E quindi entrare in vigore subito nel 2025. Gli introiti che il governo ha recuperato dal concordato non sono sufficienti e, quindi, tutto è rimandato all’anno prossimo. Quando evidentemente il governo troverà ulteriori risorse per coprire questo genere di misura. Ciò è necessario perché si tratta di un taglio delle tasse. Ovvero, di un taglio al gettito che lo Stato Italiano riceve.

Cosa accadrà adesso e che speranze ci sono su questo taglio delle tasse

Come dicevamo, nel 2024 il governo è riuscito nel taglio per l’IRPEF sui redditi tra i 15.000 e i 28.000 euro. L’operazione ha dato i suoi frutti, portando nelle tasche dei contribuenti un utile sotto forma di taglio delle tasse fino a 260 euro pro capite.

Infatti, nel 2024 gli scaglioni IRPEF sono stati ridotti a tre, accorpando nel primo scaglione e quindi con una aliquota più bassa il vecchio secondo scaglione.

Nello specifico, per i redditi fino a 15.000 euro fino al 2023 si pagava il 23% di IRPEF, mentre per la parte di reddito superiore a 15.000 euro e fino a 28.000 euro si versava il 25%.

Nel 2024, invece, tutti i redditi fino a 28.000 euro erano assoggettati a un’IRPEF al 23%. Quindi, due punti percentuali in meno per la parte di reddito sopra 15.000 e fino a 28.000 euro. Per i redditi più alti nulla è cambiato, perché per quelli sopra 28.000 euro e fino a 50.000 euro l’aliquota IRPEF è rimasta al 35%, mentre per quelli ancora più alti è rimasta al 43%.

Una ulteriore sforbiciata all’IRPEF, altri due punti percentuali in meno ma per chi?

La novità su cui sta lavorando il governo, e che come detto non vedrà i natali già con la legge di Bilancio ma sarà posticipata, riguarda quello che adesso è il secondo scaglione. Cioè, quello che va da 28.000 a 50.000 euro.

L’idea è quella di tagliare di due punti percentuali l’aliquota di questo secondo scaglione, portandola quindi dal 35% al 33%. Ma allo stesso tempo si ragiona sull’aumentare la soglia del secondo scaglione, portandola da 50.000 a 60.000 euro.

Così facendo, quello che è considerato il ceto medio potrebbe quindi beneficiare di un ennesimo sconto sull’IRPEF da versare, con un nuovo taglio di altri due punti percentuali. In questo caso, l’utile finirebbe con il superare i 1.400 euro annui.

Un cambiamento in corsa o si riparte nel 2026 per il taglio delle tasse?

A gennaio, quindi, nulla cambierà nelle buste paghe dei lavoratori dipendenti, per i redditi dei lavoratori autonomi o per i redditi da pensione. Lo stesso prelievo fiscale del 2024 sarà ripetuto nel 2025. Se poi, come si spera, il governo metterà a punto una soluzione per arrivare davvero all’obiettivo della riduzione, i benefici si potrebbero iniziare a vedere nei mesi successivi.

A meno che il governo non decida di passare a una introduzione retroattiva, cioè che considera anche i mesi del 2025 precedenti al suo varo. Oppure, e sembra più probabile, si varerà una misura che però vedrà la sua decorrenza dal 2026. In modo tale da avere un intero anno con una nuova imposta e nuove aliquote, ma soprattutto con un taglio delle tasse.

Giacomo Mazzarella

In Investireoggi dal 2022 è una firma fissa nella sezione Fisco del giornale, con guide, approfondimenti e risposte ai quesiti dei lettori.
Operatore di Patronato e CAF, esperto di pensioni, lavoro e fisco.
Appassionato di scrittura unisce il lavoro nel suo studio professionale con le collaborazioni con diverse testate e siti.

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