Sarà una settimana cruciale quella che inizia domani e si conclude giovedì 24 aprile, giorno in cui terrà l’assemblea dei soci di Generali. Sette giorni essenziali per capire gli sviluppi del risiko bancario in pieno svolgimento. Domani, gli azionisti di Monte Paschi dovranno votare l’aumento di capitale a sostegno dell’Offerta Pubblica di Scambio (OPS) sulle azioni Mediobanca. L’esito favorevole appare molto probabile dopo che si sono espressi in tal senso tutti i principali soci. E lunedì si è appreso che il governo deciderà sull’uso del “golden power” in relazione all’OPS di Unicredit sulle azioni Banco BPM in data 22 aprile.
Sempre all’inizio della settimana si era espresso contro l’uso di tale strumento in relazione all’OPS di Monte Paschi su Mediobanca.
Golden power prima di assemblea Generali
Tenete a mente le date, perché sono importanti. Come se non bastasse, l’Antitrust tedesco ha autorizzato Unicredit a salire fino al 29,9% del capitale Commerzbank senza condizioni. La banca italiana detiene il 28% tra partecipazione diretta (9,5%) e strumenti derivati (18,5%). Esercitando questi ultimi, diverrebbe primo azionista, davanti allo stesso stato tedesco con una quota del 12%.
E torniamo alla notizia saliente di questi giorni. Il governo farà conoscere la sua decisione su Unicredit-Banco BPM giorno 22. Come per il caso MPS-Mediobanca, è nel suo potere intervenire per bloccare l’operazione di integrazione per ragioni di sicurezza nazionale, essendoci di mezzo il credito all’economia e i risparmi domestici, che sono asset strategici. Un’opposizione è considerata molto improbabile, mentre meno remota sarebbe la possibilità che l’esecutivo chieda di approfondire la documentazione e solleciti Piazza Gae Aulenti a salvaguardare l’occupazione e/o a fornire ulteriori rassicurazioni.
Insomma, potrebbe mettere i bastoni tra le ruote ad Andrea Orcel.
Nelle scorse settimane si era vociferato che l’esito della decisione interministeriale sul golden power sarebbe stato reso noto “alla fine di aprile”, cioè dopo l’assemblea Generali. Invece, sappiamo che arriverà prima. E non è questione di poco. Unicredit a inizio mese saliva nel capitale della compagnia di Trieste a una quota del 5,543%, di cui il 5,266% riferita ai diritti di voto. Può rivelarsi determinante per l’assegnazione della vittoria a una delle liste per il rinnovo del CDA. Mediobanca, che controlla Generali con il 13,10%, ne ha presentata una propria di 12 candidati, di cui 9 sono amministratori uscenti. Tra questi spiccano il presidente Andrea Sironi e il CEO Philippe Donnet.
Lista CDA versus Caltagirone/Delfin
Cosa c’azzecca questo evento con il golden power su Unicredit? Il governo Meloni non vede di buon occhio che Generali abbia creato una joint venture con la francese Natixis per la gestione congiunta di 1.900 miliardi di euro di risparmi. L’italiana ne porterà in dote per 650 miliardi. Teme che vadano a finire all’estero, anziché finanziare l’economia nazionale. Per questo sta sostenendo dietro le quinte gli imprenditori Francesco Gaetano Caltagirone e la famiglia Del Vecchio (Delfin), che avendo quote in Monte Paschi, Mediobanca e Generali, vorrebbero mettere Mediobanca all’opposizione nell’assemblea della compagnia di settimana prossima.
C’è una terza lista di Assogestioni, che parte dallo 0,7% del capitale in capo ai fondi.
Posticipare la data sul golden power a dopo l’assemblea Generali avrebbe inviato un segnale minaccioso ad Orcel: “vedi di votare bene (contro la lista del CDA pro-Donnet), altrimenti ti bocciamo l’OPS su Banco BPM”. Averla anticipata equivale a un gesto di fiducia nei confronti dell’istituto. Ingenuità o accordo sottobanco? Vedremo dai fatti. C’è che Orcel non accetta “ricatti” e ha più volte ribadito che porterà a compimento l’OPS solo se ne varrà la pena. Non è la prima volta che si alza dal tavolo per rovesciarlo. Abbandonò la data room su Monte Paschi nell’ottobre del 2021, mandando alle ortiche il piano dell’allora governo Draghi per privatizzare l’istituto.
Verso accordo tra Unicredit e governo?
Tra le altre cose, il via libera sia della Banca Centrale Europea che dell’Antitrust tedesco alla salita nel capitale di Commerzbank tiene viva per Orcel l’alternativa all’estero. In un certo senso, il governo italiano avrebbe avuto maggiore presa se dalla Germania fosse arrivato un diniego e per il manager sarebbe stato, a quel punto, imbarazzante un nulla di fatto sui due fronti aperti in poche settimane. Ciò detto, l’OPS inizierebbe a fine mese e porterebbe Unicredit ad impadronirsi di un istituto, che a sua volta è tra i principali soci di Monte Paschi con una quota del 5%.
Orcel conferma il suo disinteresse per Siena, ragione per cui possiamo ipotizzare il seguente baratto con il governo: voto contro la lista del CDA all’assemblea Generali, in cambio di un disimpegno totale o parziale in Monte Paschi in favore degli altri grandi soci come Caltagirone/Delfin. Ma i conti si faranno giorno 24. Lo stesso fatto che da Unicredit tengano le bocche cucite sulla loro votazione, segnala quanto il management desideri accrescere al massimo il proprio potere negoziale nei confronti del governo, così come del complesso Mediobanca-Generali.
giuseppe.timpone@investireoggi.it