La querelle tra la premier Giorgia Meloni e Stellantis prosegue. Ieri, intervenendo dal Giappone, dove si trova in visita ufficiale, il capo dell’esecutivo ha definito “bizzarre” le dichiarazioni di Carlo Tavares, amministratore delegato della casa automobilistica italo-francese. Il manager portoghese aveva accusato il governo italiano di essere responsabile della crisi del mercato automobilistico nel nostro Paese, a causa dei mancati incentivi per l’acquisto di auto elettriche. La risposta da Tokyo è stata chiara: “non possono esserci incentivi specifici per un’azienda”.
La polemica è stata rinfocolata in questi giorni dall’indiscrezione della stampa nazionale, secondo cui l’ex Fiat starebbe valutando la fusione con un’altra casa francese: Renault. A quel punto, Parigi avrebbe definitivamente la meglio, anche perché lo stato francese è presente nel capitale anche di questa con una quota del 15%. In Stellantis, possiede più del 6%.
Guerra ai SUV in Francia
Tuttavia, il mercato dell’auto è sotto stress in tutta l’Unione Europea. E proprio la capitale transalpina ce ne fa capire le ragioni. Domenica scorsa, a Parigi si è tenuto un referendum per decidere se approvare o meno una proposta del sindaco Anne Hidalgo sui SUV. Essa prevede di triplicare il costo del biglietto per parcheggiare a 18 euro l’ora nel centro e a 12 euro nel resto della città. Ha votato poco più del 5% degli aventi diritto, che erano circa 1 milione. L’approvazione è arrivata con meno del 55%. In pratica, un quarantesimo dei parigini ha deciso – anche se dovrà essere il Consiglio comunale ad esprimersi in ultima battuta – che tutte le auto di peso superiore a 1,6 tonnellate (2 tonnellate nel caso delle auto elettriche) debbano pagare pegno per circolare o sparire.
Una misura punitiva, che a detta dell’associazione “40 milioni di automobilisti” punirebbe le famiglie, quelle che acquistano con maggiore frequenza veicoli più voluminosi per spostarsi. I SUV, definiti inquinanti e ingombranti, sono scelti annualmente da oltre un acquirente su due in Francia. In pratica, sono il principale modello venduto Oltralpe.
Mercato auto elettriche ancora inconsistente
E mentre la Francia persegue i veicoli più venduti, in tutta Europa è fior di sussidi a favore delle auto elettriche. Peccato che nel 2023 i modelli venduti siano stati pari al 14,6% del totale e che ad oggi questo segmento incida per appena lo 0,8% del parco macchine complessivo, che nell’Unione Europea consiste in 250 milioni di veicoli. In Italia, poi, la percentuale scende allo 0,3% e le vendite ammontano a circa il 4%.
Questo ci dice molto del mercato auto europeo. I governi stanno perseguendo la follia di distruggere un business stimato per quest’anno in oltre 400 miliardi di euro nel continente, al fine di applicare soluzioni sempre più ideologiche e poco attinenti alla realtà. Le auto elettriche sono diventate il Sacro Graal dei politici ossequiosi alla transizione energetica, indipendentemente dai dati scientifici e dall’impatto che tutto ciò sta avendo sulle economie nazionali. Ricordiamo che solamente gli addetti diretti nell’industria dell’auto in UE sono 2,5 milioni. Posti di lavoro che rischiano di volatilizzarsi con la lucida volontà di smantellare il comparto con motore a combustione.
Boom prezzi auto
Come se non bastasse, i prezzi di vendita stanno esplodendo. Se prima fu la carenza dei chip in Asia ad avere rallentato la produzione, adesso è diventata una scelta strategica delle case. Investire nella produzione di nuove auto con motore a diesel o benzina ha poco senso, visto che dal 2035 Bruxelles ha deciso che la loro vendita sarà vietata. Meglio puntare sin da subito sulle auto elettriche, che non hanno, però, mercato.
Secondariamente, gli automobilisti non hanno ancora apprezzato questa tecnologia. Ci sono remore nel comprare un’auto alla spina, dato che l’autonomia sarebbe limitata, non ci sono ancora abbastanza colonnine per la ricarica diffuse sulle strade e sui costi di manutenzione esistono grossi timori. Per non parlare dei rischi connessi alla tenuta in condizioni particolari, come il freddo o la pioggia battente. I governi stanno distribuendo fiumi di miliardi per convincere la domanda a spostarsi dove essi vogliono. Ma non appena ritirano i sussidi, com’è avvenuto in Germania, le vendite di auto elettriche praticamente si prosciugano.
Mercato auto sconquassato da incentivi e divieti
Un sistema malsano di gestione sia dei denari pubblici che dell’economia nel suo complesso. Ciliegina sulla torta: le case automobilistiche risentono in negativo anche dei permessi per inquinare, le famose aste per l’acquisto di quote di CO2 per produrre. Pur in calo dai massimi toccati meno di un anno fa, i prezzi risultano più che triplicati rispetto ai record registrati prima della pandemia. E, quindi, produrre costa sempre di più. Oltretutto, se devo puntare sulle auto elettriche per il futuro, meglio offrire gli altri modelli a prezzi meno convenienti.
Il risultato di queste bizzarrie legislative lo tocchiamo con mano: il mercato dell’auto in Europa è un disastro. L’insoddisfazione tra gli acquirenti è elevata e le case di produzione non sanno come accontentarli. Una follia green che ha davvero poco a che spartire con la lotta all’inquinamento. Il parco macchine rischia, invece, di invecchiare per l’impossibilità dei più di comprare un’auto nuova ai prezzi esorbitanti a cui sono schizzati in questi ultimissimi due-tre anni. E veicoli più datati significano emissioni di CO2 tendenzialmente più elevate.