Quali conseguenze su elezioni comunali e referendum costituzionale?
Due giorni fa, alla vigilia del voto alla Camera, il candidato centrista Alfio Marchini si è detto contrario a celebrare nozze gay, nel caso diventasse sindaco di Roma. Le dichiarazioni, subito criticate da diversi esponenti del PD, pare che gli abbiano portato in dote un paio di punti percentuali nei sondaggi, evidentemente attirandoli da altre formazioni (da destra?). Un’eventuale vittoria dell’imprenditore potrebbe essere interpretato come un segnale del ricompattamento delle forze cattoliche contro un PD di “deriva zapaterista”.
La Chiesa sta digerendo il boccone amaro senza interventi rilevanti nel dibattito, al fine di non danneggiare la propria immagine e di non intaccare i rapporti con le istituzioni italiane, consapevole che a differenza del passato, nel caso tirasse la corda, il Parlamento vede oggi al suo interno una maggioranza numerica di forze progressiste sui diritti civili. Cosa accadrà, però, se da qui al referendum il mondo cattolico iniziasse ad allontanarsi dal PD e da Renzi e si guardasse intorno? Potrebbe trovare volti alternativi nelle singole realtà locali alle elezioni comunali e spingere per votare “no” alle riforme istituzionali del premier, in modo da provocarne la caduta. Dentro NCD, nonostante l’apparente soddisfazione di Angelino Alfano, segretario dei centristi e ministro dell’Interno, ci sono parecchi malumori, tanto che Maurizio Sacconi è tra quelli che già da oggi sta raccogliendo le firme per un
referendum abrogativo.