Fuori dall’euro possibile, clamorosa svolta di Draghi: ecco perché cambia strategia

L'Italia può uscire fuori dall'euro, ma rispettando alcune condizioni. La clamorosa risposta di Mario Draghi a due europarlamentari italiani svelta la volontà della BCE di cambiare strategia per cercare di arginare la rottura dell'Eurozona.
8 anni fa
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Era il 26 luglio del 2012 e la tempesta finanziaria infuriava contro l’euro, con lo spread BTp-Bund ai massimi di sempre e le banche spagnole a un passo dal tracollo, tanto che sui mercati ci si era convinti che la fine della moneta unica sarebbe stata questione di settimane o mesi. Servì quel provvidenziale “whatever it takes” del governatore della BCE, Mario Draghi, che da Londra promise di “fare tutto quello che serve” per salvare l’euro, aggiungendo “e credetemi, basterà”.

L’unione monetaria veniva definita dallo stesso Draghi un progetto “irreversibile”. La speculazione si arrestò gradualmente, l’allarme rientrò, i problemi rimasero tutti sul tappeto (fino ad oggi), ma la fase critica più acuta quanto meno è sembrata essere superata. Ma venerdì scorso è stato sempre il numero uno di Francoforte a stupire gli ambienti finanziari, sostenendo che sarebbe possibile uscire dall’euro, anche se prima bisognerebbe regolare i pagamenti tramite il Target 2. Lo ha spiegato in risposta a una domanda postagli da due europarlamentari italiani.

I messaggi di questa svolta clamorosa nel linguaggio del massimo tutore dell’euro sono ben tre. Uno è rivolto proprio all’Italia e a quanti hanno al loro interno movimenti euro-scettici abbastanza forti: volete uscire dall’euro? Nessuno vi trattiene a ogni costo, purché prima regoliate i rapporti di debito/credito vigenti con il resto dell’Eurozona. (Leggi anche: Italia fuori dall’euro? Decisivi i prossimi 12 mesi)

Le condizioni per uscire dall’euro

Per l’Italia, significherebbe sostenere un previo pagamento di passività per 358,6 miliardi di euro, stando ai dati al 30 novembre scorso, record in tutta l’area in termini assoluti. I saldi del Target 2 rappresentano i debiti o i crediti vantati dalle banche commerciali e centrali di ciascuno dei 19 stati membri dell’Eurozona verso il resto dell’area. In altre parole, le banche italiane dovrebbero versare quasi 360 miliardi alle colleghe tedesche, francesi, spagnole, etc.

Per contro, la Germania vanta un surplus di ben 754,1 miliardi. Sono crediti, che le banche tedesche posseggono verso gli altri 18 partner dell’euro, verosimilmente in gran parte verso Italia e Spagna.

E, infatti, qui vi è il secondo messaggio di Draghi, stavolta rivolto a Berlino: non soffiate sul fuoco, perché se spingerete l’Italia ad uscire dall’euro, è evidente che le sue banche non avranno in un solo colpo tutti i 360 miliardi di euro da pagare ai creditori dell’area, per cui a catena fallisce tutto il sistema, anche perché con la certa svalutazione che subirebbe la nuova lira introdotta da Roma, il peso dei debiti italiani (in euro) diverrebbe insostenibile. (Leggi anche: Italia fuori dall’euro, l’inevitabile conclusione della Germania)

 

 

Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
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