UE in crisi come mai prima
Un terzo possibile messaggio sarebbe quello lanciato alla Commissione europea: non confidate nell’infinita e ostentata volontà della BCE di mettere in sicurezza l’Eurozona, perché la misura è colma. O voi commissari fate pressione sul governo tedesco, perché allenti le sue politiche fiscali e contribuisca così ad accelerare la ripresa in tutta l’area, oppure sul fronte degli stimoli monetari il lavoro è finito e alla prossima eventuale crisi di fiducia, la BCE potrà fare ben poco.
In un solo colpo, Draghi spera di mettere in riga gli euro-scettici, i tedeschi e i commissari. Ai primi, sembra avvertire che se vogliono far saltare l’euro, possono persino riuscirci con il dovuto consenso elettorale necessario, ma dopo dovranno assumersi le responsabilità della loro iniziativa. Ai secondi suggerisce non solo quella “pazienza” di cui ha parlato in conferenza stampa il giovedì scorso, bensì pure un atteggiamento meno inflessibile verso il Sud Europa, altrimenti a saltare sarebbero proprio i loro stessi interessi. Infine, ai terzi sembra quasi chiedere di darsi una mossa a ripristinare un maggiore equilibrio nella crescita economica dell’Eurozona, perché di miracoli in eterno Francoforte non è capace. (Leggi anche: Tassi zero di Draghi a lungo? Li pagherà l’Italia)
Il momento non potrebbe essere più delicato per l’intera UE, che oltre ad essere attraversata da tensioni interne mai così forti – siamo alla vigilia di tre importanti elezioni in Olanda, Francia e Germania, ovvero tre stati fondatori della UE e ognuno alle prese con movimenti euro-scettici abbastanza vigorosi e in qualche caso potenzialmente vincenti – si appresta a negoziare per la prima volta l’uscita di uno stato membro, ovvero del Regno Unito con la cosiddetta Brexit, mentre il presidente USA, Donald Trump, a differenza del suo predecessore Barack Obama, non solo non intende difenderne l’unità, ma anzi si è felicitato pubblicamente con i britannici per essersi staccati da Bruxelles e caldeggia nuove fuoriuscite.