Italia fuori dall’euro discorso tutt’altro che chiuso
Il tema dovrebbe rimanere centrale, però, nella campagna elettorale in Italia, dove si andrà alle urne, al più tardi, tra nove mesi per rinnovare il Parlamento. Movimento 5 Stelle e Lega Nord sono per indire un referendum sulla permanenza nell’Eurozona, con accenti meno netti condivide l’ipotesi anche Fratelli d’Italia. Insieme, le tre formazioni arriverebbero a sfiorare la metà dei consensi, anche se si tratterebbe di sommare mele e patate, per dirla come alle elementari.
Il problema dell’uscita dall’euro in Italia non si pone più che altro sul piano politico, perché anche ammettendo che un governo euro-scettico si spinga a far votare gli elettori sull’euro, una netta maggioranza si esprimerebbe per restare nell’Eurozona, rifiutando un ritorno alla lira. Il punto è semmai un altro: l’Italia rischia di uscire dall’euro per condizioni oggettive, non tanto per volontà propria o di Bruxelles di cacciarci. (Leggi anche: Italia fuori dall’euro? Ecco cosa accadrebbe con ritorno alla lira)
Italexit rischio percepito in Europa
Ieri, in audizione al Parlamento olandese, il governatore della BCE, Mario Draghi, è stato interpellato da un deputato sulla questione, rifiutandosi di rispondere sulle speculazioni riguardanti un’Italexit e ribadendo il carattere irrevocabile dell’euro. Parole, che non hanno nascosto, però, il timore palpabile nel Nord Europa sulle reali probabilità di un’uscita dall’euro dell’Italia, date le difficoltà sul piano economico, finanziario e politico.
La crescita del pil in Italia risulta la più bassa o tra le più basse di tutta l’area, mentre siamo l’unica grande economia a non essere stata ancora in grado di superare la crisi del 2008-2009, tanto che il Fondo Monetario Internazionale paventa il rischio di un riaggancio dei livelli di ricchezza del 2007 solo verso la metà del 2025; come dire, che avremo sprecato quasi due decenni.