Il termine per far scattare l’usucapione è di 20 anni per interrompere i quali non basta una lettera o una diffida.
Per interrompere l’usucapione, infatti, è necessario riprendere il possesso del bene o notificare una citazione in giudizio.
A chiarirlo la Corte di Cassazione con la sentenza numero 21015 del 18 ottobre 2016.
Usucapione: cosa è?
L’usucapione è un metodo per entrare in possesso di una proprietà altrui senza bisogno di un atto di cessione o di un contratto.
Il trasferimento della proprietà del bene avviene senza il consenso del proprietario e anche se quest’ultimo si oppone.
Sia che si tratti di una casa, di un terreno, un mobile, di un’automobile, l’utilizzo del bene come se fosse proprio per almeno 20 anni fa in modo che la proprietà sia acquisita dall’utilizzatore.
L’utilizzo, però deve avvenire non in modo segreto o violento e soprattutto deve presupporre non solo di usare la cosa altrui per i propri scopi ma anche che venga usata con un comportamento che potrebbe avere solo l’effettivo proprietario.
Al trasferimento di proprietà il proprietario può opporsi solo prima che siano trascorsi 20 anni poichè e non se per tale periodo è stato indifferente all’utilizzo della proprietà da parte di una terza persona.
Usucapione: come può essere interrotta
Per evitare l’usucapione è necessario che il proprietario manifesti il proprio dissenso all’utilizzo del bene prima che siano trascorsi i 20 anni. Il dissenso non può, però, essere manifestato con una lettera o una diffida. Ci sono 2 modi per interrompere i termini dell’usucapione: riappropriarsi del proprio bene eliminando l’altrui possesso o avviare una causa per rientrare in possesso del proprio bene. Ad interrompere l’usucapione, infatti, basta una notifica di atti di citazione al detentore. Non serve, quindi, che poi la causa vada avanti, la sola notifica interrompe i termini dell’usucapione.