Utenti Twitter più liberi di cinguettare, ma servono utili

Twitter raddoppia i caratteri disponibili, ma non per tutte le lingue. Serve una svolta al microblogging, le cui sorti non sono state risollevate nemmeno dai cinguettii di Donald Trump.
7 anni fa
3 minuti di lettura

Quasi uno shock per i quasi 330 milioni di utenti di tutto il mondo, quando il ceo Jack Dorsey ha comunicato loro su Twitter, ça va sans dire, che potranno utilizzare fino a 280 caratteri e non più 140, il limite ad oggi esistente. Il manager ha spiegato tale decisione con il fatto che la precedente limitazione è stata legata ai 160 caratteri degli SMS. La novità non riguarderà, però, tutta l’utenza, perché non sarà estesa ai twittaroli di Giappone, Cina e Corea del Nord.

Discriminazione? Per niente. Si tratta semplicemente di una necessaria distinzione linguistica. La società spiega, infatti, che solo lo 0,4% dei tweets in giapponese contiene 140 caratteri, mentre per quelli scritti in inglese sono il 9% del totale. La quantità mediana di caratteri utilizzati dai giapponesi è di 15, in inglese sale a 34, anche se la percentuale maggiore di tweet inviati è di 140 caratteri, appunto.

Nelle lingue orientali, si riesce ad esprimere un concetto con minori caratteri, mentre in lingue come inglese, francese, spagnolo e portoghese, sostiene la società, tra gli utenti serpeggia spesso un senso di frustrazione per l’impossibilità di concentrare in 140 caratteri un pensiero chiaro e completo. (Leggi anche: Twitter, è guerra contro soprusi online)

Utenti storici a rischio?

Quale sarà l’impatto di questa novità? Apparentemente, positivo. Eppure, c’è il rischio di alienare l’utenza storica di Twitter, quella che da anni si era abituata alla limitazione attuale e che apprezzava del microblogging proprio la necessità di esprimere concetti compiuti in poche battute. Uno dei principali problemi potrebbe arrivare dal mondo delle imprese, il quale ha trovato abbastanza interessante utilizzare pochi caratteri per lanciare un messaggio al mercato. Qualcuno, se non in tanti, potrebbero decidere di lasciare Twitter, nel caso avvertissero che il raddoppio dei caratteri consentiti trasformi il social in una sorta di secondo Facebook.

Se Dorsey e i suoi managers hanno deciso di innalzare il limite a 280 caratteri, una ragione ci sarà.

E questa potrebbe risiedere nella volontà della società di ampliare la base degli utenti, che a distanza di ben 11 anni dalla nascita di Twitter, resta confinata a soli 328 milioni di unità attive mensilmente, quando Instagram, nata meno di 7 anni fa, vanta già 700 milioni di utenti e Facebook ha superato la soglia dei 2 miliardi. Cosa ancora più preoccupante è che il microblogging registra negli ultimi due trimestri un’utenza stagnante, a fronte di ricavi persino in calo su base annua.

Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
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