Vecchi buoni fruttiferi postali con timbri sbagliati: ecco cosa fare, il servizio di Striscia la Notizia

Striscia la Notizia nella puntata di ieri è tornata a parlare di bfp chiedendo info anche ad un esperto in Diritto Bancario, Finanziario e del Consumo cosa fare per ricevere rimborso per calcoli errati.
5 anni fa
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buono fruttifero postale

Striscia la Notizia torna a parlare di buoni fruttiferi postali. L’inviato Moreno Morello, infatti, ha nella puntata di ieri 12 febbraio fornito delle importanti indicazioni ai detentori di titoli vecchi per i quali, per colpa di timbri sbagliati, al momento della riscossione degli importi potrebbero essere erogati importi diversi. Ecco le info in merito.

Moreno Morello di Striscia La Notizia e i buoni postali

Moreno Morello di Striscia alla Notizia ha comunicato nella puntata andata in onda ieri 12 febbraio che la trasmissione sta ricevendo numerose segnalazioni in merito ai buoni fruttiferi postali.

Una di queste riguarda un signore detentore di un titolo della serie Q/P di 5 milioni di lire del lontano 87. Alla scadenza trentennale ovvero nel 2017 quando il risparmiatore si è recato alle Poste, quest’ultima ha erogato un importo di 33.332 mila euro. Il calcolo, però, era sbagliato ma il signor Giuseppe (questo è il nome del risparmiatore) in Tribunale ha ottenuto 78.404 mila euro. Quindi più del doppio. Ci si è chiesto quindi quante altre persone abbiano lo stesso problema.

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Correva l’anno 1986

Per capire quante persone abbiano o abbiano avuto tali problemi si è andati indietro nel tempo fino al 1986. In quell’anno, infatti, vennero emessi i nuovi titoli della serie Q/P. Per non cestinare i vecchi buoni, che erano in giacenza e avevano però rendimenti più alti, il Ministero ebbe un’ idea comunicandola a Poste Italiane. Ma quale era questa idea? Ebbene di utilizzare ancora i buoni fruttiferi postali di altre serie rimasti invenduti. Prima, però, essi dovevano essere timbrati fronte e retro in modo tale che fosse evidente che quei titoli da quel giorno appartenevano alla serie “Q/P”. Al risparmiatore, quindi, doveva essere chiaro quanto avrebbe percepito nel corso dei seguenti 30 anni: l’8% fino al quinto anno, il 9% dal sesto al decimo anno, il 10,50% dall’undicesimo al quindicesimo anno ed il 12% dal sedicesimo al ventesimo anno.

E dal ventunesimo al trentesimo anno?

Ci si è chiesto quindi cosa succedeva dal ventesimo al trentesimo anno e Moreno Morello ha comunicato che bastava leggere quanto scritto sul retro. Il problema è che non è stato inserito il timbro inerente agli interessi dell’ultimo decennio.

Morello comunica che i buoni ritimbrati che i risparmiatori portavano a casa avevano sul dorso delle indicazioni completamente diverse l’una dall’altra. Su alcuni c’era scritto che avrebbero fruttato circa 258.150 lire per ogni successivo bimestre mentre su altri addirittura 1.290.751 mila lire per ogni bimestre successivo. E ancora anche 1.777.400 mila lire sempre per tutti i bimestri dell’ultimo decennio. Intanto nel corso degli anni gli interessi sono maturati e quando i risparmiatori si sono recati alle Poste sono iniziati i problemi.

L’intervista all’avvocato Giulio Fragrasso

Moreno Morello di Striscia la Notizia ha intervistato l’avvocato Giulio Fragrasso, esperto in Diritto Bancario, Finanziario e del Consumo chiedendo delucidazioni in merito alla mancata apposizione del timbro con i nuovi interessi dal ventesimo al trentesimo anno. Ebbene l’esperto ha risposto che in merito a tale questione ci sono state delle risposte sia giurisprudenziali che dell’ABF che hanno dato ragione unanime a tutti i risparmiatori. Questi ultimi, infatti, dovevano essere liquidati con gli importi presenti sul titolo: ciò significa che dal 21° al 30° anno bisogna rispettare l’importo del buono fruttifero.

Chi ha già riscosso i titoli, potrà chiedere integrazione?

Moreno Morello comunica che molti risparmiatori sanno bene di poter chiedere l’integrazione che potrà andare dai 3 ai 40 mila euro. Anche chi ha già incassato, comunica l’avvocato Giulio Fragrasso, potrà richiedere l’eventuale integrazione. Si dovrà però avere il duplicato del buono fruttifero e sottoporlo a perizia da parte di un consulente.

In questo modo si potrà poi fare ricorso in Tribunale o presso l’Arbitro Bancario e Finanziario.

Qualora il risparmiatore non avesse conservato la copia del titolo si potrà recare presso l’ufficio postale e chiedere un duplicato.

Quali sono i buoni per i quali è possibile avere l’integrazione?

Infine l’avvocato Fragrasso comunica che i buoni per i quali sarà possibile ricevere l’integrazione saranno quelli emessi dopo il mese di luglio 1987 ed una doppia timbratura: serie Q/P sul fronte e serie Q/P sul retro e dovranno avere sopratutto una griglia fino al ventesimo anno. La speranza è quella che Poste Italiane possa quindi liquidare il vero importo dopo un solo reclamo e non ricorrere sempre agli arbitri bancari finanziari o al Tribunale.

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alessandradibartolomeo

Da novembre 2016 fa parte della redazione di InvestireOggi curando la sezione Risparmio, e scrivendo su tematiche di carattere politico ed economico. E’ Giornalista pubblicista iscritta all'ODG della Campania.
Dopo una formazione classica, l’amore per la scrittura l’ha portata già da più di dieci anni a lavorare nell’ambiente del giornalismo. Ha collaborato in passato con diverse testate online, trattando temi legati al risparmio e all’economia.

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