Veneto Banca, Popolare Vicenza e la bufala dei fondi d’investimento

Il bail in è escluso a priori, il fondo Atlante si defila e il governo cerca aiuto all’estero per le banche venete
7 anni fa
3 minuti di lettura

 

I fondi Atlas, Centerbrige e Warburg Pincus

 

In particolare gli occhi sarebbero puntati su alcuni degli investitori internazionali che già a cavallo dell’estate scorsa si erano fatti avanti per le due banche. I nomi sono quelli di Atlas, Centerbrige e Warburg Pincus, soggetti che già da qualche anno guardano con attenzione al sistema finanziario italiano in cerca di occasioni. Secondo quanto risulta nei contatti informali avuti nella seconda metà del 2016 i fondi avrebbero proposto ad Atlante di rilevare Bpvi e Veneto Banca a un prezzo vicino al miliardo, anche se la cifra non è mai stata confermata.

All’epoca la proposta venne lasciata cadere come inaccettabile, alla stregua di quella presentata da Fortress a Bpvi nella primavera del 2016, ma oggi il contesto è mutato profondamente. Senza il miliardo di capitale privato richiesto da DgComp, non potrà esserci alcuna ricapitalizzazione precauzionale dello Stato e l’unico esito possibile sarebbe un bail-in. Ecco perché condizioni considerate inaccettabili qualche mese fa potrebbero essere analizzate sotto una luce molto diversa. Ciò non toglie che l’ipotesi sia davvero molto ardita. Solitamente infatti i private equity chiedono carta bianca sulla governance e sulla gestione delle partecipate per lasciare il segno sulle strategie industriali.

 

Il Fondo Atlante non mette più soldi 

 

In Veneto il quadro si prefigura più articolato, con il Tesoro in maggioranza relativa e forse perfino assoluta al fianco degli ex obbligazionisti. Che spazio avrebbero gli investitori in questa compagine? Difficile dirlo, ma certamente qualsiasi trattativa partirà proprio da questo punto. I fondi potrebbero ad esempio strappare condizioni favorevoli sia sulla remunerazione del proprio investimento che sulla gestione delle due banche. Ma soprattutto potrebbero limitare la propria esposizione al rischio sottoscrivendo non le azioni, ma titoli ibridi come gli strumenti finanziari partecipativi. Al momento si tratta solo di ipotesi ma, secondo quanto riferito da più fonti, la pista viene battuta con attenzione.

Anche perché sul tavolo non si vedono molte altre opzioni. Martedì Quaestio, la sgr che gestisce il fondo Atlante, ha escluso un nuovo esborso di capitale confermando in sostanza l’orientamento espresso dall’ad di Intesa Sanpaolo , Carlo Messina, e dal presidente di Cariplo Giuseppe Guzzetti. Molto improbabile è anche un intervento del fondo interbancario di tutela dei depositi, partecipato del resto da molti investitori di Atlante a partire dalle grandi banche.

Mirco Galbusera

Laureato in Scienze Politiche è giornalista dal 1998 e si occupa prevalentemente di tematiche economiche, finanziarie, sociali

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