Crisi bolivar, che farà nuovo ministro?
Prima di lasciare l’incarico, Abad aveva promesso un sistema di cambio fondato sulla libera fluttuazione del bolivar “entro 60 giorni”, in sostituzione della struttura caotica attuale. Resta da vedere se il successore manterrà l’impegno, che sarebbe fondamentale per portare all’equilibrio il tasso di cambio e contribuire a risolvere la carenza di dollari nel paese.
Paradosso vuole, che nonostante gli immensi sacrifici patiti dalla popolazione, i paesi politicamente vicini al regime di Maduro riescono ancora a spuntare condizioni di favore sulle importazioni di greggio, grazie a Petrocaribe, un accordo commerciale strategico, firmato tra Caracas e una dozzina di paesi simpatizzanti del socialismo chavista, in base al quale il Venezuela s’impegna a offrire loro petrolio, che potrà essere pagato cash solo per la metà, mentre la seconda metà sarebbe dilazionata in 25 anni e al tasso di solo l’1%.
Petrolio Venezuela concausa determinante crisi
Parliamo di paradosso, perché un’economia al collasso (pil atteso a -8% quest’anno) continua a sostenere paesi in piena crescita, come la Repubblica Domicana (+5,5% atteso nel 2016), mentre il solo Guatemala ha importato nei primi 4 mesi del 2016 631 mila barili dal Venezuela, -29% su base annua, ma pur sempre un importo rilevante e a prezzi di favore.
La situazione è così disperata, che Caracas ha accordato alla Giamaica di pagare la sua quota con l’invio di cibo, fertilizzanti e medicine per complessivi 4 milioni di dollari. Se parlassimo di un altro paese, diremmo che i giochi per il governo sarebbero finiti, ma Maduro ha dimostrato di non avere pietà alcuna per le condizioni di vita della popolazione e di essere disposto a tutto, pur di non lasciare l’incarico.