Venezuela, il bond in euro è da comprare

L’obbligazione (taglio da 1.000) offre un rendimento del 16% a cinque mesi dal rimborso. Con il petrolio in caduta libera, il rischio paese è cresciuto, ma il default sembra ancora lontano
10 anni fa
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Sul Venezuela continuano ad addensarsi nubi minacciose di default, anche se il Governo ha smentito più volte categoricamente questo rischio. Il mercato obbligazionario dei titoli di stato venezuelani è sotto pressione da tempo, cioè da quando il prezzo del petrolio Wti ha cominciato a scendere la scorsa estate. Come noto, il Pil del Venezuela si regge per il 95% sulle esportazioni di greggio e il bilancio statale sta in equilibrio se il prezzo del barile non scende sotto una certa soglia, indicativamente intorno ai 100 dollari.

Con il greggio sotto gli 80 dollari per un periodo prolungato, il Venezuela vedrebbe l’export annuale scendere da 85 miliardi a meno di 70 con inevitabili implicazioni sul sostegno ai costi del debito pubblico, fra i più alti al mondo, oltre che alle riserve (20 miliardi) che sono già ai minimi degli ultimi 11 anni.   PDVSA pronta ad allungare le scadenze e a vendere Citgo   Al di là di quelle che sono le lotte internazionali fra i paesi produttori di petrolio per il controllo dei prezzi, il Venezuela, per contenere la crisi, ha già ridotto di un terzo le esportazioni di beni di prima necessità sollevando però tensioni sociali interne e mettendo a rischio la leadership del presidente Nicolas Maduro. Anche i recenti accordi commerciali con la Cina per investimenti pari a 18 miliardi di dollari rischiano di non bastare se il prezzo del petrolio non risale a breve almeno a 90 dollari – osservano gli analisti di Bank of America – e per evitare il peggio per il prossimo biennio il Venezuela avrebbe approntato due mosse per salvare i conti dello Stato. La prima è quella, già analizzata, che vedrebbe coinvolta la compagnia statale Petroleos de Venezuela (PDVSA) in un programma di allungamento delle scadenza debitorie su tre obbligazioni internazionali per circa 10 miliardi: PDVSA 5,125% 2016 (XS0460546798), PDVSA 5,25% 2017 (XS0294364103) e PDVSA 8,50% 2017 (USP7807HAK16). Ai portatori dei bond – come riferito dalla Reuters – dovrebbe essere offerta la possibilità, su base volontaria e con un premio di rendimento, di cambiare i vecchi titoli con altri di nuova emissione a maturazione al 2022 e 2023.
La seconda sarebbe la vendita di Citgo, la compagnia di raffinazione e distribuzione negli USA, controllata da PDVSA, che frutterebbe circa 10 miliardi di dollari. Al momento, nessuna decisione è stata presa, anche perché Maduro confida in una ripresa dei prezzi del greggio dopo la riunione dell’Opec che si terrà il 27 novembre.   Obbligazioni in euro Venezuela 7% 2015   [fumettoforumright]Il problema del rifinanziamento del debito di Caracas ricade più che altro sulla compagnia statale PDVSA e riguarderebbe il biennio 2016 e 2017. Per il 2015, invece, il Venezuela ha una sola scadenza importante ma gestibile: il bond 7% 2015 da 1 miliardo di euro (XS0214851874) che va a maturazione il 16 marzo 2015 (poi, non ci saranno altre scadenze fino al 2018). Questa emissione governativa è l’unica in euro ed è stata lanciata nel 2005 con cambio Eur/Usd a 1,21 per un controvalore di circa 1,2 miliardi di dollari. Il trend di rafforzamento del dollaro – osservano gli analisti di Barclay – potrebbe dare una mano a Caracas che fra 5 mesi potrebbe spendere meno per rimborsare l’obbligazione, tenuto conto che le riserve venezuelane sono in dollari USA. Non solo. Indiscrezioni riportate da agenzie riferiscono che il Venezuela stia comprando l’obbligazione dallo scorso mese di settembre approfittando del prezzo sceso sotto la pari e utilizzando i soldi dei fondi pensione statali, come anche già avvenuto per 2 bond rimborsati di recente. Il rendimento, al momento, è del 16% e il prezzo di acquisto intorno a 96, ma – secondo gli analisti – il Venezuela onorerà regolarmente la scadenza e per chi volesse osare un po’, questo bond rappresenta una occasione per portare a casa un buon rendimento in poco tempo. Negoziabile per importi minimi da 1.000 euro si presta bene all “azzardo”, senza dover rischiare grosse cifre verso un emittente che solo due mesi fa ha subito il downgrade da parte di Standard & Poor’s a CCC+

Mirco Galbusera

Laureato in Scienze Politiche è giornalista dal 1998 e si occupa prevalentemente di tematiche economiche, finanziarie, sociali

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