Vie alternative per il 110: la testimonianza di un ingegnere informatico

Esisteva una via alternativa per la gestione delle pratiche del 110? Sono stati scelti i tecnici sbagliati?
2 anni fa
1 minuto di lettura
Massimali 110 aggiornati, la buona notizia che fa ripartire i cantieri?

“Salve, complimenti per l’articolo sulle testimonianze dei problemi legati al 110. Ma c’è di più a riguardo per implementare la verità negli strani paradossi. Vi spiego. Le sembrerà molto strano che un ingegnere informatico, il quale viene formato per essere in grado di progettare tutti i software del mondo (tra cui AutoCAD) non può iscriversi all’albo degli ingegneri edili. Servono conoscenze tecniche, ma alla base la cultura dominante è data inesorabilmente dalla matematica e la fisica. E allora? Ricorderemo i vecchi ingegneri che elaboravano le equazioni differenziali sul retro della sacca di cemento, direttamente in cantiere.

Quelle strutture dopo anni sono ancora intatte. Noi di ingegneria informatica possediamo una solida cultura, non a caso vantiamo il percorso maggiormente difficile, ed impegnativo. Stranamente possiamo invece firmare progetti industriali, cosa molto più complessa. Perché l’industria si e lo a casa no, qualcosa non mi torna”.

La scelta dei tecnici per il 110: criteri

Dopo la pubblicazione dei nostri editoriali sul 110, abbiamo ricevuto in redazione diverse testimonianze. Tutti i giorni riportiamo le storie dei proprietari di casa ma diamo voce anche alle ditte edili e agli intermediari. In questo contesto c’è arrivata una email che ci ha colpito e che sottolinea un’altra incognita 110. Relativamente ai tecnici coinvolti e abilitati: perché sono stati esclusi gli ingegneri informatici? La domanda ci ha incuriosito. Abbiamo chiesto al lettore che cosa avrebbero potuto fare come figura professionale per le pratiche del 110.

Un modo alternativo di gestire il 110: proposta

Ecco per punti un’idea di possibile azione:
  1. nomina commissari atti a fare sopralluoghi ed informare gli utenti sulle mancanze documentali amministrative (prima di passare la pratica alla banca per la cessione del credito);
  2. ricorso ai pnrr al fine di finanziare i lavori (per impedire che il Superbonus diventasse un business bancario);
  3. redazione dell’elenco di aziende consorziate per concorrere al minor prezzo e massimizzare la spesa.
Chiediamo a tecnici e imprese coinvolti di dirci, se vorranno, la loro su questa riflessione.

Alessandra De Angelis

In InvestireOggi.it sin dal 2010, svolge il ruolo di Caporedattrice e titolista, e si occupa della programmazione e selezione degli argomenti per lo staff di redazione.
Classe 1982, dopo una laurea in giurisprudenza lavora all’estero per poi tornare in Italia. Cultrice dell'arte della scrittura nelle sue diverse declinazioni, per alcuni anni si è anche occupata di Content Seo per alcune aziende del milanese.

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