Il caso più grave è a Londra
Shaun Spiers, a capo della Campagna per la Protezione dell’Inghilterra Rurale, spiega che se ben fatte, le nuove comunità potrebbero contrastare la carenza di case, ma condanna i tentativi in corso in diverse località inglesi, dove le costruzioni starebbero avvenendo in barba ai buoni principi di programmazione.
In generale, il timore è che le nuove comunità non siano realmente “verdi” e che sorgano proprio sul “Green Belt”, la cintura verde che il governo si è impegnato a tutelare e che rappresenta anche una parte della tradizione inglese. Non è, comunque, la prima volta che Londra pianifica villaggi-giardino, le cui radici affondano nel tardo Ottocento, quando Ebenezer Howard, che li propose come alternative ai ghetti urbani. Nacquero così Letchworth Garden City nel 1903 e Welwyn Garden City nel 1920.
Riusciranno 200.000 nuove abitazioni a porre fine al problema dei prezzi esplosivi sul mercato immobiliare? Difficile, che ciò possa avere effetto sulla capitale, che di fatto non viene coinvolta nel piano, sebbene almeno tre villaggi verdi sorgeranno non lontana da essa, ovvero nella contea dell’Essex e nell’Hampshire.
A Londra, paradossalmente potrebbe far bene la Brexit, che facendo venir meno la domanda di abitazioni da parte di investitori stranieri, in previsione di un ruolo meno centrale per la City nel mondo, allenterebbe la pressione sul relativo mercato. (Leggi anche: Londra, case mai così care)